Se l’informazione è il primo potereEpos, nuovo romanzo di Scarpetta

In libreria il quarto romanzo di Luca Scarpetta, monzese, giornalista e scrittore. ''Epos'': è il titolo e il nome del software che ha trasformato il villaggio globale in regime totalitario. A caccia della verità: oggi e nel 2050. Con un po' di nostalgia per i maledetti anni Ottanta.
Se l’informazione è il primo potere”Epos”, nuovo romanzo di Scarpetta

Monza – Primo: sopravvivere. Secondo: capire perché ne vale la pena. Terzo: sapere che si tratta di scoprire la verità. E comprendere, prima o poi, che la realtà non ha bisogno di molto per essere incrinata. Perché quello che appare è un riflesso fragile. Si sfiorano qui i destini incrociati eppure non tangenti di Stefano ed Elena, che attorno alla verità migrano a distanza di quarant’anni l’uno dall’altro, condividendo un lavoro – l’insegnamento – e forse uno spazio geografico, di certo il destino di una realtà che un giorno è stata sottratta ai suoi termini più logici: quello che accade veramente.

Quarant’anni di distanza e trenta in più per Stefano, uno dei protagonisti di “Epos”, quarto romanzo di Luca Scarpetta, scrittore, monzese nato nel 1979 e giornalista. Stefano è un trentenne incastrato nel precariato e nei fantasmi di quegli anni Ottanta in cui forse tutto ha iniziato a traballare, dove la società dello spettacolo di Debord aveva ormai messo radici profonde fino ad arrivare al 2050, quando è troppo tardi – o forse no – per dire basta. A dire basta ci proverà Elena, ripercorrendo a ritroso la realtà, la verità e il mondo dell’informazione, che è la chiave di volta del libro. Perché chi controlla la realtà controlla tutto. E la realtà è l’informazione. Epos è il titolo del romanzo e il nome di un software che ha trasformato il villaggio globale, anzi iperglobale, in iperglobale controllo: la suggestione della condivisione democratica dell’informazione diventata strumento del potere.

Ci sono tutti i paradigmi del cyberpunk, o meglio della fantascienza distopica, quella incarnata nell’immaginario comune da Blade runner come da HG Wells, da George Orwell e dalle sue riletture, compreso V for Vendetta di Alan Moore, passando da Brazil di Terry Gilliam e del suo Sam Lowry, che lavora al ministero dell’Informazione e da lì corregge la storia in diretta. Scarpetta usa gli schemi della distopia e li corregge con la narrazione generazionale, di chi è cresciuto con quei maledetti Ottanta che pure qualcosa l’hanno lasciato, i passi di Michael Jackson e il Commodore 64, i misteri di Willy l’Orbo in quel Goonies in cui cantava straordinaria Cindy Lauper, e ovviamente Ritorno al futuro, anche quando Stefano scoppia in un “Grande Giove” esclamativo che solo chi ha visto Doc trasformare una DeLorean in macchina del tempo può ricordare.

In mezzo anche il tempo di una mise en abime, una storia nelle storia che poi si sdoppia per aggredire la realtà a tinte gialle. Non sapranno l’uno dell’altro, Stefano ed Elena, ma si lasceranno a quattro decenni di distanza la scoperta di cosa sia successo nel mondo dalla nascita di Epos. La seconda risalendo alle origini della frattura del sapere, il primo con un disincantato, apodittico, no. “Non ha futuro, Epos”. E invece lo ha. Ma non quello che avrebbe voluto l’ideatore.
Massimiliano Rossin

Epos
Luca Scarpetta
2011, Acar
413 pagine
18 euro