«Tomodachi Life consente ai bambini di constatare come alcuni comportamenti possano soddisfare diversi bisogni, propri o altrui, stimolandoli ad agire nello stesso modo anche nella vita reale». Parola della psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che legge anche così il successo del simulatore di vita reale ideato per Nintendo 3DS, in classifica nelle vendite dei giochi per console portatile dallo scorso giugno.
«L’obiettivo di Tomodachi Life è quello di rendere felici i Mii, gli avatar Nintendo, e “aiutarli a vivere” nel miglior modo possibile. Mi piace pensare che un videogame come questo possa educare i più giovani a prendersi cura del prossimo» aveva d’altra parte detto lo sviluppatore, Yoshio Sakamoto: Tomodachi Life è un videogioco innovativo, nel quale per prima cosa, si deve creare il proprio Mii – spiega Nintendo dalla casa madre in Italia a Vimercate -a cui attribuire un carattere che ne definisce inclinazioni sociali, bisogni e aspirazioni. Questo personaggio sarà il primo abitante dell’isola e per popolarla si potranno creare altri personaggi, lasciando libero sfogo alla propria fantasia, o contare su quelli creati dai propri amici, che potranno essere scambiati o ottenuti scansionando il QR Code. «Per aiutare i Mii a vivere bene bisogna accudirli secondo le loro esigenze, anche se il punto focale del gioco è l’interazione con gli altri Mii: facendoli interagire tra di loro infatti, si contribuisce a soddisfare i loro bisogni anche dal punto di vista sociale ed emotivo».
«Tomodachi è una palestra virtuale nella quale il bambino si allena a riconoscere e ad esprimere emozioni, bisogni e desideri; si allena, cioè, a strutturare il suo essere al mondo e a mettere alla prova le sue capacità di relazione nel microcosmo familiare e nel macrocosmo sociale» conclude Maria Rita Parsi.