Dopo un lungo sonno durato circa 30 anni, le «Grotte del Sogno» di San Pellegrino sabato 30 luglio, alle 10, si risvegliano: abbandonate a inizio degli Anni Ottanta, sono state rimesse in sicurezza, di nuovo illuminate e adattate per ospitare aspiranti speleologi.
Il sogno di Ermenegildo Zanchi, quindi, lo scopritore delle grotte, potrà continuare. Quando ancora il sottosuolo più che meraviglia incuteva timore, il «nonno degli abissi» – come veniva chiamato lo Zanchi, l’esploratore delle cavità naturali brembane – scese in quegli anfratti tra la Vetta e Aplecchio, sopra San Pellegrino, nonostante qualcuno, per paura, lo supplicò di non osare tanto. Era il 1931 e, l’anno dopo, lo spettacolo di stalattiti e stalagmiti divenne visitabile dal grande pubblico.
Ora la riapertura grazie a un intervento di 180 mila euro (90 mila euro da restituire in vent’anni), fondi europei messi a disposizione dalla Regione al Comune per il ripristino. Le grotte si trovano a circa 600-650 metri di altitudine, raggiungibili tramite un sentiero dalla località Vetta di San Pellegrino. Su progetto di Riccardo Sonzogni di Zogno è stato rimesso in sesto il percorso pedonale fino alla vecchia biglietteria. Da qui partono altri due percorsi: uno rettilineo e panoramico verso la valle della Borlezza, un altro più a valle verso l’ingresso delle grotte che prosegue poi fino ad Aplecchio, frazione di San Pellegrino.
Nonostante l’abbandono, nelle grotte erano ancora presenti tutte le strutture necessarie per i visitatori, quali scalette, parapetti e scoli d’acqua. In cinque mesi di lavoro si è provveduto a sistemare i sentieri, con barriere in legno e panchine sul percorso panoramico, a realizzare il selciato dove necessario e a recuperare il chiostro della biglietteria, dove troveranno posto anche tutte le attrezzature necessarie ai visitatori, dai caschetti alle pile.