I musicisti e il digitale. Anzi, i musicisti e la condivisione del loro lavoro in un’epoca in cui i vinili sono tornati ma la parte importante del mercato resta fatta di file. Due esempi: i Pink Floyd e Fabrizio Coppola che nello stesso giorno, a chilometri di distanza, hanno preso una decisione.
“Wish they were here?”, è la domanda che si ripete dal 14 giugno. Li vorreste qui? Qui è Spotify e per avere i Pink Floyd sulla piattaforma di streaming digitale on demand (qui l’arrivo del servizio in Italia) serve un milione di ascolti del brano “Wish you were here”, per ora unica traccia disponibile del gruppo inglese.
È la condizione posta per arrivare poi a sbloccare tutto il catalogo della band. È un vero e proprio conto alla rovescia social visto che l’operazione può essere seguita su Twitter attraverso l’hashtag #floydcountdown. Sabato ha scollinato quota 350mila, dopo aver raggiunto 100mila in meno di 24 ore, secondo quanto comunicato da Spotify sempre su Twitter.
Musica, miti, marketing e “money”, volendo conservare la regola aurea dell’allitterazione. I Pink Floyd erano già presenti su altri servizi di streaming in abbonamento e finora non avevano mai visto di buon occhio la possibilità che Spotify possa mettere a disposizione l’intero catalogo (che sono poi quarant’anni che hanno fatto la storia della musica) anche gratuitamente, con introiti per gli artisti derivati dalla pubblicità.
I Pink Floyd e il mercato digitale. Risale al 2010 la battaglia in tribunale tra la band e la Emi per la vendita di brani singoli sulle piattaforme come iTunes, fuori dal contesto di un album. Una battaglia fatta di diritti d’autore, e cioè soldi, e del diritto dell’autore, e cioè quello di decidere che un concept album non aveva senso smembrato in tracce. Un contratto scaduto dopo una vita insieme, una sentenza a favore dei musicisti e la scomparsa dallo store degli album. Da allora qualcosa è cambiato, perché poi Waters&co hanno rinnovato con l’etichetta storica e tutto è tornato a posto (con singoli in vendita su iTunes a 1 euro e 29 centesimi).
Fin qui, il mercato. Poi c’è il mondo digitale che non passa dalle carte di credito. È quello del file sharing e dei siti pirata da cui scaricare lo scibile umano. Gratis (e illegalmente). È contro questo fenomeno che il cantautore milanese Fabrizio Coppola (di lui si era già parlato qui) venerdì ha deciso di mettere a disposizione i suoi primi due album (“La superficie delle cose” e “Una vita nuova”, ormai liberi da vincoli contrattuali) in download gratuito sul suo sito ufficiale. Il perché l’ha spiegato in un post.
«Tempo fa è spuntato su youtube un video il cui titolo era Fabrizio Coppola, Tutto resta uguale, ma la canzone non era la mia – ha scritto – Dopo aver contattato l’autore del video e avergli chiesto spiegazioni, questi mi aveva risposto che aveva scaricato la canzone da internet e che era convinto che quella fosse la mia canzone. Questa cosa mi aveva fatto un’enorme tristezza all’epoca e continua a farmene ora. Non sono mai stato d’accordo con il file sharing né con il download dai siti di torrent e compagnia bella. Crediateci o meno, non ho neanche un file piratato sul mio computer. Non mi è mai interessato e non mi interessa oggi».
Ma «alla fine della fiera – ha concluso (“dopo davvero anni di discussioni”) – se proprio dovete scaricare della musica senza avere intenzione di pagarla forse è meglio farlo direttamente dal sito dell’artista». Qui il post completo (e qui l’area per il free download).