Monza – Viaggio dal Perù con documenti falsi, alloggio e lavoro a Monza per una cifra fra i 7 e i 10mila euro. Questo il percorso che hanno dovuto seguire almeno una ventina di immigrati peruviani approdati in Brianza sotto la “regia” di Ruben M.F., 41 anni, e la sua compagna V.C.E., 33 anni, arrestati lunedì dagli investigatori del commissariato di polizia di viale Romagna con le accuse di falso e soprattutto associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Gli agenti comandati dal dirigente Francesco Scalise e dal vice Angelo Sais, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Alfredo De Lillo su richiesta del sostituto procuratore Donata Costa, che ha coordinato l’inchiesta. Uomo e donna, ufficialmente, rappresentavano il ritratto di due immigrati per bene. Lavoratori in regola, badavano agli anziani, oppure facevano le pulizie, come tanti altri extracomunitarii che si guadagnano da vivere onestamente. I due, secondo le accuse, avrebbero organizzato le trasferte di numerosi connazionali in cerca di lavoro in Italia, al prezzo medio di 8000 euro. Con i documenti falsi in mano cominciavano un lungo viaggio aereo verso Malpensa, dopo aver compiuto diversi scali in Sudamerica, soprattutto Paraguay e Brasile, in frontiere considerate più sicure.
Poi venivano dirottati in immobili in zona centro e via Buonarroti. Una volta arrivati a Monza con una falsa identità, i peruviani si facevano spedire i loro documenti veri, e quindi riacquisivano la loro identità. I due arrestati, infatti, reperivano ai connazionali un impiego in “nero”, come baby sitter, badante, addetto alle pulizie. Al lavoro degli agenti monzesi, hanno collaborato anche i colleghi della Polaria dell’aeroporto di Malpensa.
I due arrestati avevano appoggi in Perù. Sarebbe coinvolto anche un politico sudamericano
Federico Berni