Monza – “Sul manico del coltello utilizzato per ferire Rita Bestetti, sono state trovate tracce genetiche compatibili con quelle dell’imputato Daniele Pullano, e di un altro soggetto di sesso maschile sconosciuto”. Saranno pure tracce compatibili con la “linea di discendenza maschile della famiglia di Pullano”, ma sono comunque riconducibili al ventenne imputato di omicidio premeditato in relazione all’uccisio di Rita Bestetti, 66 anni.
E’ quanto riferito martedì pomeriggio in aula dal perito nominato dalla Corte d’Assise di Monza nell’ambito del processo che si sta celebrando nei confronti del giovane di Cederna. Processo che, peraltro, si avvia alle conclusioni, il cui inizio è previsto martedì 29. La vittima, cuoca in un’azienda metalmeccanica al confine Monza-Cinisello Balsamo, venne massacrata ai primi di giugno del 2010, nel suo appartamento delle palazzine popolari di via Pellegrini, al rione Cantalupo. A ritrovare il corpo della madre, fu il figlio maggiore, Omar Mattavelli, 39 anni.
“Entrato in casa, ho visto mia madre a terra, in soggiorno, tra due poltrone, riversa in una pozza di sangue”, racconta l’uomo il 5 luglio, durante la prima udienza in Corte d’Assise. “Mia madre era solita preparare da mangiare per me e i miei due fratelli, quel giorno Alessandro (il fratello più piccolo, in realtà un nipote adottato in tenera età dalla Bestetti ndr) non c’era; di solito lo portava lui, vivendo ancora con mia mamma, ma quella volta toccava a me, anche se mi ero dimenticato; davanti casa, sento il volume della tv molto alto, entro e vedo il sangue, sul pavimento, ma la prima cosa che faccio è andare in cucina e chiudere il gas, c’era un odore fortissimo, l’ambiente era quasi saturo”.
La donna viene ferita con un coltello alla gola, e finita con una serie di violenti colpi alla testa, sferrati con un ferro da stiro. Su questo oggetto non è stato possibile rilevare tracce genetiche definite. Il processo si è concentrato dunque sul manico del coltello utilizzato nel brutale assassinio, la cui presenza di tracce di dna dell’imputato è stata contestata dalla difesa. Nel tentativo di fugare i dubbi, la corte ha affidato ulteriori accertamenti ad un perito super partes, nominato dal tribunale. Pullano, infatti, si dichiara innocente, sostenendo di essere stato in quella casa (c’è una sua impronta evidente vicino alla porta), ma di non aver ucciso. Il movente, per l’accusa, andrebbe cercato nel timore del giovane di essere denunciato dalla Bestetti, perché forniva la droga al figlio minore.
Federico Berni