Talvolta le inchieste portano alla luce episodi sorprendenti, restituendo forma ai numerosi allarmi che provengono da più parti, senza però scuotere con sufficiente vigore la società civile e i suoi governanti. Soprattutto quando l’argomento in discussione è l’inquinamento ambientale. Fiorenti gli intrecci ambigui, fragili le restrizioni. Peraltro attuate più spesso negli Stati Uniti che in Europa o in Italia, a fronte dei numerosi dati scientifici che sono costantemente prodotti in diversi laboratori del mondo.
Il numero di aprile della rivista Environmental Health Perspectives ha dedicato ampio spazio a un gruppo di nuovi studi, condotti in diversi Stati americani, che hanno evidenziato un’associazione negativa tra l’esposizione prenatale ai pesticidi e lo sviluppo cognitivo dei bambini. Sotto accusa due composti organofosforici, il clorpirifos e il diazinone. Gli effetti neurotossici del clorpirifos, uno dei più diffusi insetticidi, sono noti da tempo, tanto che nel giugno scorso la Environmental Protection Agency (EPA) americana ne ha proibito l’uso domestico, permettendone la registrazione solo per uso agricolo, con alcune restrizioni: il divieto di utilizzo per i pomodori e la riduzione dei limiti di ammissibilità per mele ed uva.
Il clorpirifos, contenuto in più di settanta pesticidi, analogamente ad altri composti organofosforici, viene rapidamente idrolizzato, tuttavia residui della sostanza continuano ad essere presenti nel cibo e nell’acqua potabile. Se ingerito o inalato, il clorpirifos può provocare nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, difficoltà di respiro, tremori e convulsioni. Bersaglio preferenziale è il sistema nervoso, in particolare i neuroni, almeno nella fase prenatale.
Con un aggravante: un effetto tossico cumulativo se introdotto nell’organismo insieme ad altri composti organofosforici come il diazinone, insetticida bandito in Italia per uso domestico, ma ancora diffusamente utilizzato in agricoltura come uno degli antiparassitari più efficaci. I ricercatori della Mount Sinai School of Medicine hanno condotto uno studio in oltre 400 donne al terzo trimestre di gravidanza, valutando la correlazione tra i livelli dei metaboliti degli organofosforici, l’attività della paraoxonasi 1 (PON1), l’enzima chiave del metabolismo di questa classe di pesticidi e lo sviluppo cognitivo dei bambini fino all’età di 9 anni.
I risultati hanno dimostrato che, nei bambini di 1 anno, la presenza di metaboliti nelle urine materne era associata a un ritardo dello sviluppo mentale, una correlazione ancor più evidente nei figli di madri portatrici di una mutazione dell’enzima PON1, che ne rallenta l’attività catalitica nei confronti del clorpirifos. Nei bambini più grandi, l’esposizione prenatale agli organofosforici continua a provocare danni sul sistema nervoso riducendo la capacità di elaborare performance percettive non verbali. “Attraverso studi precedenti avevamo già dimostrato un’associazione negativa tra l’esposizione prenatale a questa classe di pesticidi e l’organizzazione del sistema nervoso centrale nei neonati.
I nuovi risultati rivelano che, nei bambini, l’effetto tossico degli organofosforici sullo sviluppo neurocomportamentale si manifesta a 1 anno dalla nascita e permane durante l’intero periodo di crescita del bambino, risultando particolarmente invalidante nei casi in cui l’enzima PON1 non è efficiente a causa di una mutazione. Quasi un terzo delle madri che hanno partecipato allo studio è risultata portatrice di questa mutazione. Un numero così elevato di soggetti suscettibili impone una riflessione. Soprattutto perchè gli alimenti, più ancora degli insetticidi domestici, stanno diventando la fonte predominante d’inquinamento da organofosforici” ha affermato Stephanie Engel, professore associato di Epidemiologia e coordinatrice del gruppo di ricerca.
La famiglia dei composti organofosforici, a cui appartengono anche il clorpirifos e il diazinone, è efficace per la redditività dell’attività agricola, ma pericolosa per la salute, soprattutto se queste sostanze permangono nel terreno e vengono assunte attraverso l’acqua o gli alimenti. Del resto, questa famiglia annovera tra i suoi membri non solo insetticidi ed erbicidi, ma anche composti letali per l’uomo quali i gas nervini.
Marina Ferrario