Muggiò: rogo in fabbricaPeriti tra le fiamme due cinesi

Rogo di via IV NovembreMuggiò, indagati i titolari

Muggiò Due morti, un capannone devastato, una notte di paura, tra le fiamme alte. Questi i dati di fatto della tragedia che ha colpito la città domenica notte. Un vasto incendio è scoppiato in un edificio su due piani di via IV Novembre, dove hanno sede due ditte gestite da cinesi, una specializzata in tessuti d’abbigliamento, l’altra in rivestimenti per divani.

Una volta scattato l’allarme, poco dopo la mezzanotte, sono arrivati numerosi mezzi di soccorso: i vigili del fuoco di Desio, Lissone, Monza e Milano, le ambulanze, le auto mediche, la protezione civile, i carabinieri di Desio, guidati dal capitano Cataldo Pantaleo. Purtroppo non sono bastati per salvare la vita a due cinesi, trovati morti tra le fiamme. Zhong Jinrui, 44 anni, e Wang Xiquing, 58 anni, sono le due vittime dell’immenso rogo.

A distanza di qualche giorno dal tragico fatto, restano ancora tanti aspetti da chiarire. Carabinieri e vigili del fuoco sono al lavoro per ricostruire le cause dell’incendio, ma anche per capire se ci siano state delle irregolarità nelle procedure sulla sicurezza. La Procura di Monza ha aperto un’inchiesta, per ora a carico di ignoti, in attesa della relazione dei vigili del fuoco, che potrebbe fare luce sui punti ancora oscuri della vicenda. E’ comunque esclusa l’origine dolosa.

L’incendio sarebbe quindi scoppiato per un incidente. Da capire anche il motivo per cui le due vittime si trovassero nel capannone, a mezzanotte. I due cinesi, che non risultano dipendenti delle due ditte, sono stati sorpresi nel sonno. Zhong Jinrui, parente del titolare di un’azienda, è stato trovato quasi subito dai soccorritori, rannicchiato nel letto. L’uomo sarebbe morto per asfissia. L’autopsia chiarirà ulteriormente le cause della sua morte.

Wang Xiquing inizialmente risultava invece disperso. Solo all’alba di lunedì, intorno alle 6.30, è stato trovato tra le macerie: era carbonizzato, vicino ad una scala. Forse stava tentando, disperatamente, di mettersi in salvo. Ma è stato raggiunto e ucciso dalle fiamme, che lo hanno reso praticamente irriconoscibile. L’uomo è stato identificato a qualche ora di distanza dal suo ritrovamento, nel pomeriggio di lunedì. Fondamentale è stata una tessera magnetica del casinò di Saint Vincent che aveva in tasca: attraverso questa tessera, i carabinieri hanno contattato il casinò e da qui sono risaliti al nome e cognome del cinese, registrato tra i clienti della sala da gioco giusto il giorno prima della tragedia. 

Nel capannone i soccorritori hanno trovato brandine e materassi. Gli investigatori stanno quindi cercando di capire quante persone dormissero nelle stanze, accanto ai laboratori. Dai primi accertamenti, le due attività sembrano in regola. Un paio di anni fa, nel corso di alcuni controlli di vigili e Asl, erano state riscontrate alcune irregolarità sulla sicurezza, che però erano state sanate. L’immobile, ora sequestrato, è stato affittato con un contratto regolare, che prevede anche l’uso foresteria, oltre che la destinazione commerciale.
Paola Farina