Quando un pilota, alla sua dodicesima qualifica con la Ferrari, sulla tremenda e spettacolare pista belga di Spa rifila oltre 7 decimi al compagno di squadra Vettel e al campione del mondo Hamilton, quasi 9 alla Mercedes di Bottas, quasi 1”2 a Verstappen e quasi 1”8 a Ricciardo fino ad arrivare agli oltre 2”/2”5 degli altri quattro della Q3; ebbene, se tutto questo è accaduto a Spa, significa che siamo di fronte a un pilota di grandissimo valore, vinca o non vinca poi la corsa per motivi non suoi, a uno di quei piloti che ci fanno ricordare certe superiorità schiaccianti come quelle a suo tempo determinate da Jim Clark, Jackie Stewart, Niki Lauda, Ayrton Senna, Michael Schumacher e, perché no?, lo stesso Lewis Hamilton.
Non voglio intendere, con queste mie parole, che tutti questi grandi della F.1 abbiano come erede Charles Leclerc, perché io ritengo che ogni pilota sia erede solo delle sue capacità e del proprio valore tecnico. Ma la pole position conquistata dal giovane monegasco della Ferrari a Spa, dove per raggiungere un risultato del genere occorrono non uno ma cinque palmi di pelo sullo stomaco e mille chili sul piede dell’acceleratore! Ne ho visto di piloti a Spa, mai uno che dopo undici qualifiche con la Ferrari sia riuscito a stravolgere aspettative importanti, come quelle che avevano gli uomini di Maranello.
Stravolgere in senso positivo, intendo, perché la pole di Leclerc non può non aver sorpreso anche loro, non può aver suscitato in ciascuno di loro, da Binotto al più giovane dei meccanici, l’impressione di avere fra le mani un giovane dalle doti speciali. Ho sentito Vettel, che pure ha il merito della seconda posizione, giustificare il distacco col “traffico”. Una scusa, quasi patetica, di fronte allo strapotere del giovane compagno di squadra. Perché? Ecco la spiegazione di questa mia impressione.
Nel Q3, al secondo tentativo con gomme soft, i piloti sono partiti in quest’ordine: Verstappen, Hamilton, Leclerc, Vettel, Bottas e via via gli altri cinque. Immediatamente Leclerc ha superato Hamilton, Vettel ha tentato la stessa operazione ma è stato respinto. La decisione del monegasco della Ferrari era evidentemente quella di sfruttare al massimo la superiorità della macchina nel primo settore allontanando Hamilton che evidentemente avrebbe cercato la sua scia. Così è stato, ma nel primo settore il miglior tempo l’ha ottenuto Vettel per 7 millesimi di secondo, quinti il tedesco era molto veloce e non aveva subito traffico.
Del resto davanti a lui, e anche molto lontani, c’erano solo Verstappen, Leclerc e Hamilton. Ma è stato negli altri due settori di pista che Leclerc ha costruito il proprio capolavoro, con un’eccellente prestazione sul secondo settore – quello dove le Mercedes si erano dimostrate più veloci delle Ferrari – tenendo poi un gran ritmo anche nel terzo. Vettel, invece, ha pagato 7 decimi e 55 millesimi proprio in questi due settori in cui Hamilton gli si è avvicinato a 15 millesimi. La conclusione: Vettel non ha trovato traffico ma ha trovato un avversario in casa che nelle prossime gare, a cominciare da Monza, lo farà soffrire. Molto.
La corsa di Spa, ovviamente non è ne decisa ne determinata. Lo stesso Leclerc ha ammesso che la Ferrari sul passo gara ha incontrato qualche difficoltà con le gomme medie (gialle). Ai tecnici che dovranno affrontare e risolvere il problema nelle prossime ore, potrebbe dare una mano il meteo che per la gara prevede temperature più basse dei 42 gradi riscontrati sull’asfalto durante la qualificazione. Quindi: mai dare le Mercedes per sconfitte in partenza, perché le risorse della marca tedesca sono molteplici e tutte molto valide. Basti pensare al gran lavoro fatto dopo che Lewis Hamilton, nella terza sessione di prove libere, era finito contro le barriere perdendo il controllo della sua W10 alla curva 12. Il campione del mondo che è uscito illeso dall’abitacolo della sua vettura che i meccanici hanno riparato in tempo per fargli disputare la qualifica: un lavoro fatto talmente bene da consentire a Lewis la terza posizione in griglia.
Un occhio a Verstappen, grande combattente, che guida una macchina dal telaio aerodinamicamente validissimo corredato di un motore Honda ancora inferiore ai Mercedes e ai Ferrari ma già molto affidabile. Non scarterei per il podio il messicano Sergio Perez: la sua Racing Point tutta rosa, nella simulazione di gara del venerdì aveva ottenuto i tempi migliori.
Ovviamente il grande favorito è Charles Leclerc: se manterrà i distacchi registrati in qualifica dovrebbe disputare una cosa abbastanza tranquilla. In attesa del grande appuntamento di Monza. Ma, come spesso ripeto, in formula 1 quel che appare scontato sovente non lo è.