Giovedì per i piloti conferenze stampa, venerdì la pista. La prima del mondiale Coronavirus 2020: in Austria, circuito di Spielberg che per noi italiani è nome triste anche se non coincidente con la terribile fortezza-carcere situata a Brno allora feudo austriaco, dove scontarono il loro amore per l’Italia Piero Maroncelli, Silvio Pellico, Federico Confalonieri, Gabriele Rosa e Francesco Arese Lucini.
Sul tracciato di Spielberg, che un tempo chiamavamo Zeltweg, si correrà due volte, domenica 5 luglio e domenica 12 luglio per i GP d’Austria e di Stiria. Giovedì 2 luglio, come dicevo, conferenza stampa dei piloti: con propostiti, speranze, amicizie, rivalità che a volte sconfinano nell’astio. Ovviamente, ciascuno tira acqua al proprio mulino. Come Max Verstappen che si dice certo, nonostante la lunga stasi e la mancanza di test, di avere una Red Bull molto vicina alla Mercedes e orgogliosamente afferma: «Voglio sempre vincere».
Oppure Hamilton, che prende spunto dall’emergenza sanitaria mondiale per riservare parole severe agli organizzatori: «Nell’arrivare qui ho cercato di prendere tutte le precauzioni possibili, non toccando nulla e usando prodotti disinfettanti. Francamente sono molto, molto sorpreso che siamo tutti in questa stanza. Per carità, sono felice di tornare a correre, ma trovo semplicemente scioccante il fatto che siamo qui. Ci sono così tanti spettatori, e sembra che il resto del mondo stia reagendo, per quanto tardi, mentre noi no. Palesemente è tutta una questione di soldi. Vado in giro e qua sembra che sia tutto normale, un giorno come tanti. Non è così. Spero davvero che questo weekend si concluda senza problemi».
In Ferrari, che è la scuderia di maggiore interesse per i tifosi italiani, non si respira certo ottimismo. Dopo aver spiegato che nei test pre-lockdown la Rossa non era al livello sperato “soprattutto per il passo in qualifica” , Charles Leclerc si assume il ruolo di capitano e spiega: «Una volta riaperto lo stabilimento ci siamo messi ad analizzare tutti i dati a disposizione in tempi ristretti. Abbiamo fatto un passo indietro per analizzare il problema iniziale, per capire la fonte di tutte le nostre difficoltà. Quindi abbiamo cercato una strada differente per Budapest, dove avremo una macchina molto diversa. Purtroppo il tempo non è stato sufficiente per portare gli aggiornamenti già qui in Austria».
Dal canto suo, Sebastian Vettel correrà sapendo di dover lasciare la squadra a fine stagione. La Ferrari ha voluto scaricarlo e sembra che lo abbia fatto offrendogli la riconferma con un contratto fortemente limitato rispetto a quello in essere finora: 10 milioni di euro contro i 36 del suo contratto migliore. E, dopo l’annuncio da parte del team di Maranello dell’ingaggio, per la prossima stagione, di Carlos Sainz jr., Vettel ha fatto capire che rispetterà sia le esigenze della Ferrari sia le proprie: «Io ho sempre cercato d’integrarmi al meglio nel team. Si vuole sempre cercare di avere successo in pista, ma alla fine si lavora anche per una squadra. Ma di sicuro se la situazione si dovesse presentare, al di là del fatto che lascerò il team, si lavorerà per la scuderia. Ma abbiamo lottato in passato e lo faremo ancora. Aiuterò Leclerc se sarà sensato, ma non regalerò nulla».
Come dire a Mattia Binotto,team principal, “scordati di ordinarmi di far passare Charles se io dovessi essere in testa alla corsa”. Fra l’altro, Binotto dovrebbe prendere una decisione importante: quella di limitare drasticamente le competenze nei box ai manager dei piloti, primo fra tutti Nicolas Todt, autore l’anno scorso a Singapore di azioni inqualificabili. È evidente il conflitto di competenze fra il figlio del presidente della FIA manager di un pilota e una squadra di formula 1.
Stando alle parole di Leclerc, la Ferrari sarà diversa a partire da Budapest ma ciò non significa che sarà di sicuro vincente, solo che percorrerà una strada tecnico-aerodinamica diversa da quella attuale. Per vincere occorre investire e non sembra che la proprietà di Maranello sia intenzionata a farlo in modo massiccio anche nella prossima stagione.
Neppure per disputare un gran premio casalingo sul tracciato del Mugello, per il quale Liberty Media ha chiesto, come per la seconda gara in Austria e in Inghilterra, il pagamento di 2 milioni e mezzo di euro. Se il Mugello non si farà, potrebbe essere Imola a organizzare il secondo gran premio in Italia. Il circuito romagnolo non avrebbe più le strutture per ospitare il pubblico, per le quali occorrerebbe un investimento importante. Ma siccome la formula 1 2020 il pubblico anche a settembre-ottobre non ce l’avrà, Imola ha ancora paddock, pit lane e pista eccellenti per disputare una gara mondiale.
Per ultimo voglio riportare parte di un’intervista di Nigel Mansell, che condivido in modo totale, rilasciata al quotidiano inglese Daily Mail: «La F1 era uno sport incredibile che ti premiava quando guidavi bene e penalizzava se lo facevi male. Adesso i piloti fanno errori atroci e non si fanno male. A malapena sudano in macchina: a fine gara è come se fossero appena usciti da un parrucchiere….A Imola nel 1994, la morte di Ratzenberger e Senna fu una catastrofe per il motorsport e lo cambiò per sempre. Nel bene ma anche nel male perché ha anestetizzato i circuiti di tutto il mondo e questo è un errore».