#Morosininpista: Bottas in pole, altro che maggiordomo. La Ferrari? Non ci resta che piangere

Un guizzo, nell’ultimo tentativo: Valtteri Bottas ha riconfermato la sua attitudine alla velocità togliendo a Lewis Hamilton la pole del gran premio del 70esimo compleanno della Formula 1. Male, come al solito, le Ferrari.
Valtteri Bottas
Valtteri Bottas

Un guizzo, nell’ultimo tentativo: Valtteri Bottas ha riconfermato la sua attitudine alla velocità togliendo a Lewis Hamilton la pole del gran premio del 70esimo compleanno della Formula 1. Una pole importante – conquistata fra l’altro con gomme medie mentre gli altri della top ten hanno utilizzato le soft (rosse) – che resterà negli annali del mondiale, alla quale la Mercedes teneva ma ancor più ci teneva il campione del mondo in carica, rappresentante di un Paese, l’Inghilterra, molto attaccato alle tradizioni. Bottas, in qualifica, ha battuto più volte il capitano dimostrando di non esserne il maggiordomo, come qualcuno inopinatamente lo ha soprannominato, ma pilota di valore che, rispetto ad Hamilton, ha qualcosa in meno nella continuità in gara, nel saper cioè amministrare i chilometri di una corsa commettendo qualche errore irreparabile.

La Ferrari ha mostrato ancora la crisi in cui si dibatte. Sebastian Vettel non è riuscito, nonostante le gomme soft (rosse) ad andare oltre il dodicesimo posto, fuori dalla top ten per la pole. Questo vuol dire che la Rossa è precipitata, nella qualifica sulle piste molto veloci, da seconda potenza della Formula 1 del 2019 a quinta di oggi: dietro Mercedes, Racing Point, Red Bull e Renault. Una posizione che denuncia una crisi attualmente non risolubile e che probabilmente si protrarrà fino alla fine di questa stagione e, magari, anche nella prossima a meno di qualche miglioramento inatteso. Ricordo una stagione con prospettive così magre: quella del 1980, quando la Ferrari mise in linea la T5 con cui Jody Scheckter campione del mondo in carica non riuscì a qualificarsi nel GP del Canada e finendo il campionato con 2 soli punti conquistati contro i 6 di Gilles Villeneuve e i 67 (più quattro punti scartati per via del regolamento) di Alan Jones che vinse il titolo. E allora, cari tifosi della Rossa, prenderò in prestito il titolo del famoso film, del duo Benigni-Troisi,“Non ci resta che piangere”. E magari, piangendo, Charles Leclerc ci farà un piccolo miracolo.