Vimercate – La sentenza è di assoluzione piena. Il verdetto pronunciato dal tribunale d’appello di Milano ha ribaltato le conclusioni del giudice di Erba che, in primo grado, nell’ottobre 2011 aveva condannato a un anno di reclusione due medici, Claudio Vergani, 54 anni residente a Vimercate, e Luca Morelli, 50 anni di Asso, per la morte del giovane Giacomo Scaccia, il 17enne di Albavilla ricoverato nel marzo 2009 al Fatebenefratelli di Erba e deceduto per una grave forma di sepsi da meningococco.
Secondo l’accusa, i due medici non avrebbero riconosciuto per tempo i sintomi dell’infezione, ne avrebbero sottovalutato le condizioni e avrebbero somministrato con ritardo gli antibiotici ad ampio spettro. In primo grado la sentenza fu appunto di condanna a un anno di reclusione, con sospensione condizionale della pena. Ora il colpo di spugna, con la totale assoluzione degli imputati, e il risarcimento di 900mila euro alla famiglia, concordato prima del dibattimento in appello.
La cronaca dei fatti racconta che il ragazzo fu ricoverato il 1 marzo 2009 all’ospedale Fatebenefratelli di Erba, dove morì in serata. La ricostruzione degli eventi, seguita alla tragedia, segnala che il diciassettenne iniziò ad accusare i primi sintomi di indisposizione nella sera del 28 febbraio, mentre si trovava in un locale pubblico con gli amici. Trascorse la notte fuori casa. Il mattino seguente il malessere era cresciuto, erano comparsi febbre alta, nausea e vomito. E la situazione continuò a peggiorare. Attorno alle 11.30 i suoi genitori, avvisati dallo stesso ragazzo, decisero di trasportarlo al Fatebenefratelli dove fu affidato alle cure dei sanitari. Dapprima in pronto soccorso e poi in medicina generale. Dopo un primo labile miglioramento, il quadro clinico precipitò, i genitori furono richiamati d’urgenza in ospedale e in serata arrivò il decesso.
La famiglia del giovane denunciò tre medici, accusandoli di aver sottovalutato le condizioni del paziente e di averne ritardato la cura idonea. Uno dei tre imputati, l’internista Umberto Politi, 59 anni, di Oggiono, fu assolto già in primo grado. Per gli altri due, Vergani, del reparto di medicina generale, e Morelli, del pronto soccorso, dapprima ci fu la condanna a un anno di reclusione con risarcimento connesso, seppure più lieve nell’entità rispetto alla richiesta di due anni di reclusione del pubblico ministero. La sentenza di lunedì ha dato una differente e opposta valutazione dei fatti e non ha ravvisato il nesso di causa tra la morte di Giacomo e la condotta dei medici, perché al momento del ricovero le condizioni del diciassettenne sarebbero state disperate.
Anna Prada