Monza – Piazza Cambiaghi a Monza è la casa dei senzatetto. Giovani e meno giovani, padri separati che hanno perso il lavoro e non possono permettersi di mantenere i figli e una casa, persone più anziane che vivono da anni da clochard e perfino qualche donna. Chi conosce bene la realtà è Mirko Damasco, commissario della Croce Rossa provinciale che parla di un vero e proprio «caso Cambiaghi ».
«Fino a qualche mese fa incontravamo otto o dieci senzatetto al massimo, ora sono più di 20. Non ci sappiamo spiegare il perché, evidentemente la piazza è abbastanza centrale ed è considerata un luogo sicuro per passare la notte, poi spesso, tra i senzatetto nasce un meccanismo di auto-aiuto per cui ad un gruppo consolidato si aggiungono altri».
L’aumento del numero di chi non ha un tetto per passare la notte è aumentato negli ultimi dieci mesi non solo a Monza, ma in tutta la Brianza. I dati che fanno più riflettere chi come Mirko Damasco da anni si occupa di «servizio di strada», di incontrare e parlare con i clochards, sono essenzialmente due. «Da un lato l’aumento del numero degli italiani, quando un tempo i senzatetto erano prevalentemente extracomunitari e la presenza anche di qualche donna che non vedevamo dormire per strada da un sacco di tempo». La crisi economica è sicuramente la causa principale di questo fenomeno in crescita e difficile da gestire, tanto che il Comune ha istituito un vero e proprio «tavolo sulle povertà» a cui anche la Croce Rossa è chiamata a partecipare.
«Incontriamo i senzatetto nelle nostre due uscite settimanali alla sera e di notte- spiega Damasco – più alcune uscite in emergenza quando ci viene segnalata la presenza di un senzatetto che non conosciamo. Distribuiamo cibo e coperte, ma cerchiamo anche, in collaborazione con i servizi sociali, di conoscerli, sapere la loro storia, organizzare un percorso per poterli riportare ad avere un lavoro e quindi una casa». Per questo tra le nuove azioni della Croce rossa c’è anche un servizio per aiutare i senzatetto ad avere un colloquio di lavoro, assistenza medica in strada e da quest’inverno anche un sostegno psicologico. Le storie a lieto fine? «Abbiamo avuto grossi successi – conclude Damasco – tutte le volte che siamo riusciti a far trovare un nuovo posto di lavoro e quindi una casa a chi l’aveva perduta. Purtroppo più tempo si passa per strada e più è difficile riuscire a tornare ad una vita normale». Tra i nuovi poveri del XXI secolo non ci sono solo i senzatetto. C’è da fare i conti anche con le famiglie in difficoltà che hanno ancora una casa dove vivere, ma non riescono ad arrivare a fine mese. Anche in questo caso i dati parlano da soli: sono 1.200 le persone che ogni mese ricevono dalla Croce Rossa un pacco viveri. Fino a tre anni fa erano quattrocento.
Rosella Redaelli