Mio figlio ha 13 mesi e ancora non cammina. Devo preoccuparmi?

Per la rubrica “Sos genitori” risponde la dottoressa Giulia Casiraghi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva.
Un bambino passeggia in un bosco: quando un genitore  deve preoccuparsi se il figlio non inizia a camminare?
Un bambino passeggia in un bosco: quando un genitore deve preoccuparsi se il figlio non inizia a camminare?

Buongiorno, mio figlio ha 13 mesi e ancora non cammina. Non ci sono state complicazioni durante il parto, nelle visite di controllo col pediatra non sono emerse anomalie nella crescita, ma il mio bambino continua a rimanere seduto e non cammina.
Mi devo preoccupare e cosa posso fare per aiutarlo?

Buongiorno. Escludendo patologie gravi, che sarebbero state individuate alla nascita o dal medico pediatra, per le quali dovremmo fare un discorso a parte, potremmo in parte dire che ogni bambino ha i suoi tempi di sviluppo.

In parte perché dobbiamo prendere in considerazione due aspetti.

Il primo aspetto è che da un lato possiamo stare tranquilli in quanto a 13 mesi c’è ancora margine di tempo per lo sviluppo del cammino autonomo.

Dall’altro lato dobbiamo comunque tenere conto delle “finestre temporali” durante le quali una competenza deve svilupparsi.

Il cammino autonomo viene generalmente acquisito nella “finestra temporale” che va dai 10 ai 18 mesi.

Quindi non si preoccupi eccessivamente se a 13 mesi non è stato raggiunto il cammino; tenga comunque monitorato il bambino, ovviamente senza arrivare ai 18 mesi in assenza di tale competenza, dovendo eventualmente procedere per tempo con una visita specialistica.

Intanto le suggerisco di osservare il bambino per capire quali competenze neuromotorie ha acquisito.

Quindi possiamo chiederci se il bambino è in grado di rotolare, strisciare o gattonare.

O ancora se è in grado di mantenere la posizione seduta, a “quattro zampe” e sulle ginocchia in modo autonomo e stabile.

Possiamo osservare anche i così detti “passaggi posturali”: cioè tutti quei movimenti che permettono al bambino di passare da una posizione all’altra in modo funzionale e fluido.

Esempi di passaggi posturali sono da seduto a sdraiato (sia prono che supino) e viceversa oppure tentativi di mettersi sulle ginocchia, di posizionarsi in piedi facilitandosi con dei sostegni anteriori come le sedie o il divano.

Questi sono solo alcuni aspetti da osservare per capire se il bambino sta comunque progredendo nello sviluppo motorio oppure sono già osservabili difficoltà neuromotorie.

A 13 mesi comunque ci aspettiamo un bambino che abbia sviluppato delle strategie di locomozione autonoma e che sia in grado di modificare la posizione del suo corpo facilmente.

Le consiglio comunque di procedere con una valutazione neuropsicomotoria al fine di individuare criticità ed eventualmente trovare delle strategie e delle attività per stimolare il bambino nell’uso della motricità.

Dott.ssa Giulia Casiraghi *

* Laureata all’Università di Milano Bicocca, è TNPEE – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Iscritta all’albo professionale dei terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva n°448. Si occupa di età evolutiva, in particolare segue bambini e ragazzi tra zero e 18 anni con disturbi del neurosviluppo. Lavoro come libera professionista a Milano e nella provincia di Monza e Brianza.