Com’è verde la mia valle. E quanti animali la abitano, come tante sono le specie vegetali che vi crescono. Un cuore verde, che vuole rimanere il simbolo di un giardino che madre natura ci ha lasciato in eredità, così naturale da apparire normale, ma che normale, invece, non è.
Si tratta dell’oasi naturalistica di Valpredina, che vive sotto l’egida del Wwf. Un pezzo di Monte Misma, versante Sud, che guarda in Valle Cavallina e offre accoglienza a quanti salgono a Cenate Sopra e che da domenica 25 marzo, con l’arrivo della primavera, riapre le porte ai visitatori. In questo pezzo di terra, poco più di 50 ettari, batte un cuore verde.
È il cuore di una coppia di sposi, Enzo e Gloria, che nel 1982 rinunciano alle loro occupazioni per dedicarsi anima e corpo al progetto voluto dai coniugi Enzo e Lucia Bardoneschi, che hanno lasciato in eredità la loro proprietà al Wwf perché favorisse la protezione dell’ambiente, l’educazione alla natura, l’istruzione e la ricerca scientifica.
Progetto che Enzo e Gloria continuano ancora oggi, non senza un po’ di fatica, con l’entusiasmo incorruttibile di trent’anni fa. In questi anni l’oasi si è pure estesa dai 37 ettari che erano ai 50 e più di oggi. È dell’anno scorso l’ultima acquisizione: con l’anno dedicato alle foreste, grazie a una colletta spontanea si sono acquistati diecimila metri quadrati di bosco di roverella.
Dal 2001 è attivo il Centro recupero animali selvatici: una clinica che opera da primo soccorso per quegli animali che necessitano delle cure e che vi rimangono fintanto che non riacquistano la loro autonomia. Sul sito sono documentate storie curiose di animali giunti in condizioni veramente assurde: come aquile impallinate, cigni colpiti da frecce e varie amenità.
Il Centro di recupero è convenzionato con la Provincia di Bergamo, di Brescia, Lecco e Sondrio e il 60% degli animali selvatici curati riesce a ritrovare la propria libertà. In questo lembo della valle delle pietre, dove un tempo si estraeva la dura pietra di silice, usata per affilare ferri da taglio, è stato conservato quanto serve a questo tipo di habitat.
Una passeggiata, con tanto di visita guidata, farà scoprire le meraviglie di una natura, che solo la vita frenetica ed eccessivamente urbanizzata non permette di ammirare. Ecco allora che un’area didattica creata ad hoc con tanto di stagni, giardino delle farfalle, accanto allo scorrere del torrente Predina permette al visitatore di scoprire un microcosmo e una biodiversità sorprendenti.
Un progetto didattico a misura delle scolaresche accompagna gli alunni nel meraviglioso mondo della natura, facendo vedere da vicino e toccare con mano alcuni esemplari di animali e specie vegetali di rara bellezza: il gambero di fiume, l’ululone dal ventre giallo, il tritone crestato, la salamandra pezzata (eletta a simbolo dell’oasi), la raganella italiana, la lucertola muraiola, il biacco, il pipistrello nano sono alcune delle specie protette, ma se si ha un po’ di fortuna si possono ammirare i volteggi del nibbio bruno, del falco pellegrino, del martin pescatore.
Da qui hanno ripreso a volare alcuni esemplari di gufo reale, di aquila reale, un biancone, ma anche ha ripreso a camminare un simpatico capriolo, tornato dopo giorni come a salutare e a ringraziare l’oasi per l’ospitalità ricevuta. Nell’oasi trova sede anche un’azienda agricola dove lavorano alcuni giovani operatori impegnati nella gestione agro-forestale, nell’attività didattica rivolta alle scuole e dove si producono in modo biologico olio, miele, erbe officinali, compost.
Prodotti che possono essere acquistati dai visitatori. La prima visita, come detto, apre domenica e per prenotare è necessario chiamare allo 035.956140, o inviare una mail dal sito www.oasivalpredina.it .
Ezio Pellegrini