Lissone – La volontà, l’amore e la voglia di rimanere una famiglia unita è l’unica forza che consente di andare avanti alla famiglia di Pietro Miceli, residente in un appartamento al sesto piano dei palazzoni Aler di via Di Vittorio 6, nel quartiere LS1 di Lissone.
Un nucleo famigliare di otto persone: papà Pietro, 40 anni, la moglie Maria Teresa di 38 anni, gravemente malata dall’età di 23 anni di «diabete mellito 1» con necessità di iniezioni quotidiane di insulina. E i figli: Luigi di 22 anni, cuoco in cerca di occupazione, Anna di 21, Giosué di 19 con un attestato di elettricista ma senza lavoro, Lucia di 17, studentessa di arredamento alla scuola Ipsia Meroni, e i piccoli Ester di 6 e Sem Pietro di 5 anni.
Pietro e Maria Teresa si sono sposati molto giovani a Palermo. Prima Pietro per un periodo, poi dieci anni fa l¿intera famiglia ha deciso di trasferirsi a Lissone in cerca di un futuro migliore e nuove opportunità per i figli. Inizialmente la famiglia Miceli ha vissuto in affitto in un locale di 35 metri quadrati di via Collodi a Santa Margherita. Seguiti dai servizi sociali, il 1 novembre 2007 hanno ottenuto l’assegnazione di un due locali con un servizio igienico in via Di Vittorio 6.
«Dal 1 novembre al 12 dicembre 2007, prima di traslocare – racconta Pietro – con mio figlio ho dovuto risistemare tutto l’appartamento rifacendo l’intero impianto elettrico spendendo 1.300 euro, oltre alle spese per i lavori all’impianto idraulico, piastrellando bagno e cucina». Pietro è un abile stuccatore e dal 2008 è praticamente disoccupato: solo da fine luglio 2011 a dicembre 2011 era riuscito ad avere una busta paga come operaio assunto settimanalmente presso una ditta lissonese. Poi da quel momento solo piccoli lavoretti saltuari.
«Ci sarebbe bisogno di tutto. La prima cosa è la spesa: io mi privo di tutto per poter dare da mangiare ai miei figli – spiega Pietro -. Al 31 dicembre 2012 abbiamo un debito di 7.800 euro con Aler, ma con nessuno in pratica che lavora è impossibile saldarlo. Se tutti riuscissimo ad avere un lavoro questi problemi non ci sarebbero. Ora tiriamo avanti con lo stipendio di 500 euro di mia figlia Anna che lavora a Muggiò, fa le pulizie tramite la Sodexo».
La famiglia Miceli dovrebbe essere tra quelle assegnatarie dei nuovi appartamenti in costruzione ma rischia lo sfratto: «Chiediamo che il debito sia congelato momentaneamente, visto che in pratica siamo tutti disoccupati e mia moglie non può lavorare e non può stare mai da sola in casa per i suoi gravi problemi di salute».
Erica Sironi