Le nuove teorie sulla schizofrenia

Le nuove teorie sulla schizofrenia

Allontaniamo per qualche minuto le nostre certezze e i nostri pregiudizi riguardo le malattie mentali e facciamo uno sforzo intellettivo per scorgere nuovi punti di vista. Una sorta di nuova filosofia, basata sulla natura sociale e interpersonale dell’esperienza umana e capace di traghettare le neuroscienze oltre il dualismo cartesiano materia-pensiero, verso una comprensione più ampia e articolata delle malattie psichiatriche. La chiamano teoria evolutiva dell’origine delle psicosi.

È nota da tempo, ma solo ora le nuove tecnologie hanno permesso di dimostrarne la fondatezza. Un team di ricercatori tedeschi, cinesi e inglesi ha dimostrato che l’evoluzione delle abilità cognitive è favorita dai cambiamenti del metabolismo cerebrale. Negli ultimi 5-7 milioni di anni, il cervello umano è andato incontro a continui rimodellamenti che ne hanno disegnato la struttura e definito le capacità. Tra queste le abilità cognitive sono capacità peculiari del genere umano, sono gli strumenti che ci permettono di pensare, comprendere, ricordare, risolvere problemi e creare associazioni mentali.

Nonostante decenni di ricerche, i cambiamenti molecolari promotori di questa evoluzione rimangono tuttora sconosciuti. Neppure l’analisi genetica condotta sull’uomo e sul suo parente più prossimo, lo scimpanzè, ha contribuito a svelare il meccanismo della conoscenza. Ora il mistero potrebbe diradarsi grazie alle malattie mentali, condizioni in cui le abilità cognitive si inceppano e questi strumenti preziosi per la socialità perdono l’accordo. Philipp Khaitovic, biologo evoluzionista che svolge le sue ricerche tra la Germania e la Cina, ha combinato i due approcci, evolutivo e medico, per addentrarsi nei meccanismi funzionali alla base della conoscenza.

I ricercatori hanno scoperto una completa sovrapposizione tra i processi biologici selezionati dall’evoluzione come caratteri positivi, cioè adatti alla sopravvivenza, e i meccanismi fisiologici compromessi nei pazienti affetti dalla schizofrenia. L’anello di congiunzione sono i geni associati al metabolismo energetico, che sarebbero coinvolti sia nell’evoluzione sia nel mantenimento delle abilità cognitive. Nel corso dell’evoluzione, le dimensioni del cervello umano sono aumentate notevolmente, sono cresciute le fibre neuronali, in lunghezza e in diametro, è aumentato il numero delle sinapsi. Questi cambiamenti hanno accresciuto la richiesta di energia necessaria per mantenere l’integrità cellulare e una continua sintesi di neurotrasmettitori.

Il breve tempo evolutivo – 2 milioni di anni – non è però stato sufficiente per armonizzare tutti questi mutamenti. È verosimile perciò che il cervello umano, in uno sforzo massimo, si sia lanciato in una corsa forsennata al limite delle sue capacità metaboliche, al punto da rendersi vulnerabile a qualsiasi perturbazione capace di causare disfunzioni cognitive. I bersagli maggiormente sensibili a questo scompiglio evolutivo sono i neuroni, le cellule nervose che consumano più energia e che inceppandosi provocano deficit funzionali e strutturali a carico dei circuiti cerebrali coinvolti.

Nei pazienti schizofrenici sono compromessi i circuiti fronto-temporali e fronto-parietali, formati da neuroni energeticamente molto costosi, connessi da lunghe fibre nervose rivestite da una guaina mielinica indispensabile per trasmettere l’impulso nervoso. Queste reti neurali formano il cosiddetto cervello sociale, che regola i nostri contatti con gli altri. La schizofrenia è la forma più grave di psicosi. Le persone che ne soffrono sono incapaci di gestire la vita di relazione e la sfera affettiva. Questa patologia compromette ogni aspetto della vita, provocando spesso l’emarginazione sociale delle persone malate e un profondo sconforto nei loro familiari.

Eduard Einstein, figlio del più famoso Albert, il figlio di James Watson, premio Nobel per la scoperta della doppia elica del DNA, Jack Kerouac, scrittore mito della beat generation e John Nash, geniale matematico e premio Nobel per l’economia, reso famoso dal libro A beautiful mind – a cui è seguita l’omonima versione cinematografica – sono alcuni dei personaggi ai quali fu diagnosticata la schizofrenia.

Molte persone affette da schizofrenia sono naturalmente creative e si dedicano all’arte per esprimere i loro pensieri più profondi e le loro emozioni, alcuni con risultati sorprendenti. La schizofrenia non è però genio e creatività. Lo studio di Khaitovich e colleghi necessita certamente di ulteriori approfondimenti, anche nell’ambito di altre patologie psichiatriche. Ha tuttavia il grande merito di mostrare un altro punto di vista nei confronti di una grave forma di psicosi. L’approccio evolutivo alla schizofrenia spiegherebbe la conservazione nel genoma di un tratto apparentemente svantaggioso: i geni coinvolti nella schizofrenia persistono perchè sono intimamente associati ai geni che regolano lo sviluppo delle connessioni cerebrali. La schizofrenia è quindi una sorta di compromesso o sacrificio, esiste come prodotto a caro prezzo per assicurare la conoscenza al moderno Homo Sapiens.