Il camion che si infila fra due case e poi non ne esce. Oppure si cimenta nella (lunga) manovra del dietrofront. La domanda sorge spontanea: ma come ha fatto a finire lì? La risposta, quella è pure un classico: è stato il navigatore. Ecco, il navigatore.
Croce e delizia degli automobilisti, per chi sta alla guida di un tir può essere un vero e proprio flagello. Perché se i primi più o meno ci han fatto la tara, e sanno che la cilecca è una possibilità, per chi guida un giocattolino lungo dagli 8 ai 18 metri, pesante fino a 440 quintali, la situazione si complica.
Provare per credere a Telgate, dove frequentemente i tir vengono inviati dal navigatore in pieno centro, oppure sul ponte fra Trezzo e Capriate che ha limiti di portata. Lì giornalmente, autisti italiani e stranieri, ingannati dal satellitare, arrivano lungo la provinciale anziché rigirare sull’A4 e allora son dolori. Perché qui come altrove (il ponte di Gorle, stessa storia) tornare indietro non sempre si può, e perché i divieti sono in agguato, come le multe. Senza contare che certe manovre sono pericolose.
Il problema? È di mappatura. Se la cartografia e la traduzione in linguaggio gps per le auto è in stato (relativamente) avanzato, per i bisonti della strada siamo al palo. O quasi. Ma a metterci una toppa, collaborando con una società belga che per prima sta varando la «cartografia truck», si lavora nella Bergamasca. Per la precisione ad Albino, dove ha sede la «Nicoli trasporti».
Una ditta che, facendo di necessità virtù, per prima in Italia nel 2011 ha montato sulla sua flotta (100 camion, 250 semirimorchi) navigatori speciali e ogni giorno segnala in Belgio i «bachi» nel sistema. «Che sono tantissimi», spiegano.
L’effetto della mancata mappatura per tir è domino: delle code che si creano quando in atto ci sono le manovre a causa dello «scherzetto» del gps farebbero volentieri a meno gli autisti come gli automobilisti. Quindi ben vengano i navigatori intelligenti.
«In passato – spiega Roberto Nicoli, amministratore delegato della società seriana – gli autisti si muovevano senza navigatore, per evitare problemi di mappature che nella nostra categoria sono ben noti». Poi è arrivata l’esigenza di ottimizzare gestione dei mezzi e spese. Da qui la decisione di provare il sistema intelligente.