Vimercate – Come reagisce una fotocamera al dna di un cantante? E qual è la differenza tra un corpo di ballo e un corpo del delitto? Come trovare la chimica – a volerla cercare – del palco perfetto? Un’idea Manuela Liotto se l’è fatta. L’algoritmo è quello: dare una fisionomia ai propri sogni. Lei, vimercatese, poco più di trent’anni, ha individuato la formula perfetta nel prendere in mano la passione di sempre e darle vita. Niente Frankenstein, no, non ancora, per quanto le sfumature del noir (o del dark) non le dispiacerebbero.
Per ora sono soprattutto quelle della camera oscura, almeno digitale: ha lasciato i diplomi sulla carta e ha deciso di fare la fotografa. Live. Non dal vivo, ma di eventi dal vivo. Musica, tanto per incominciare, e musica di qualità. Come quella della programmazione del Bloom di Mezzago e delle rassegne che organizza, oppure il Live di Trezzo, poi molto altro. Un anno soltanto: sono passati dodici mesi da quando la vimercatese ha deciso di tentare l’avventura della fotografia come professione. E questa settimana è il suo primo compleanno dietro l’obiettivo. Nel frattempo Caparezza, Africa unite, Fabri Fibra e Spleen orchestra, Tonino Carotone e tanta danza, soprattutto danza, tribal dance, l’altra sua passione. Punto e a capo. Manuela Liotto è esistita anche prima di un anno fa. Prima c’era stata Vimercate, la sua città di sempre, dove ha studiato allo scientifico e poi è partita per l’università.
Chimica, Città studi, la laurea. Poteva bastare? No. Allora se n’è andata a Parma a studiare i segreti dei Ris, i reparti investigazioni scientifiche dei carabinieri per un master in scienze forensi. Preso, imparato, messo lì. Una pausa di lavoro con il padre in ufficio, quello al banco del bar La Locomotiva di Vimercate, e poi il tuffo oltre l’obiettivo. «È stata l’insegnante di danza a chiedermi di fare le fotografie di uno spettacolo», racconta. «Ho iniziato così. E ho pensato che potesse essere qualcosa di più, l’occasione di unire le mie passioni, la danza, la musica, la fotografia. Ci ho provato».
E ha funzionato. «Con i contatti al Bloom di Mezzago ho iniziato a fotografare la rassegna estiva del Carroponte di Sesto San Giovanni. Ci si può vivere? Sì, dopo un anno, o almeno lo spero. Però appena ho iniziato è scattato qualcosa. Ho pensato: proviamoci».
“Fotografia live”, dice Mauela Liotto: concerti, spettacoli di danza, eventi in diretta, la vita raccontata come accade. Il contrario dello studio, in altre parole, dove tutto è finzione anche se alla fine può sembrare più vera del vero. Live, quindi, preferibilmente in bianco e nero, poi in realtà la vimercatese non esclude niente.«Mi piacerebbe iniziare a lavorare con il teatro» ma intanto, racconta, ama tutta la fotografia, «anche se preferisco prendere le persone quando sono spontanee ». Poi chissà, dei reportage, e intanto quello che ha già messo in repertorio: Bloom, Live di Trezzo, Carroponte.
Ci mette anche il colore, nelle fotografie, «ma preferisco il bianco e nero, un po’ una firma», racconta Manuela Liotto, «una firma che mi porto dietro da quando sviluppavo in camera oscura». I lavori arrivano, dice, «con internet le occasioni ci sono, magari piccoli, però ci sono». Il migliore? «Caparezza », pochi dubbi. Poi Spleen orchestra e quindi la danza, come quella che fotograferà presto, con due festival: il Gothla a Milano e nei prossimo giorni il passaggio italiano di Ava Fleming. «Un sogno? Subsonica e Muse». Ma c’è tempo. Arriveranno.
Per scoprire i lavori basta andare sulla sua pagina facebook (Manuli8 photographer) oppure direttamente sul suo sito web, www.manuli8. it.
Massimiliano Rossin