Lambro, le indagini sono in corsoE’ da sciogliere il nodo degli orari

Tre milioni da Roma al LambroUno è destinato alla Lombardia

Monza – Fermata l’onda nera alla foce del Po, si tinge sempre più di giallo l’indagine sulla manomissione delle cisterne della Lombarda Petroli. Dopo dieci ore di interrogatori ai dipendenti della ex raffineria, restano aperti i tanti interrogativi su chi abbia provocato il disastro ambientale di una settimana fa, con tonnellate di idrocarburi rovesciati nel Lambro. Perché lo abbia fatto, e che vantaggio eventualmente ne abbia tratto. Domande a cui si aggiunge un altro nodo da sciogliere. Perché nessuno al depuratore di Brianza Acque avrebbe avvertito la Lombarda di quanto stava succedendo. Un punto che dovrà essere chiarito dagli stessi responsabili del depuratore, probabilmente le prossime persone che verranno ascoltate.

Dal giorno del disastro, è un balletto di orari. Gli operai dicono di essere entrati al lavoro alle otto del mattino come sempre, all’oscuro di quanto stesse succedendo all’interno probabilmente da diverse ore, visto che i controlli del custode la notte sono stati tutt’altro che puntuali. Secondo fonti giornalistiche, alcuni addetti del depuratore hanno riferito di essersi accorti delle prime avvisaglie addirittura alle quattro del mattino, altri alle sette, fino alla versione ufficiale delle otto e mezza. Il timore, insomma, è che i danni si sarebbero potuti limitare enormemente, con delle comunicazioni tempestive. I pm Emma Gambardella e Donata Costa, titolari del fascicolo aperto a carico di ignoti per disastro ambientale e avvelenamento delle acque, e i carabinieri della compagnia di Monza martedì hanno ascoltato in caserma undici persone, sia i lavoratori ancora in servizio nella ex raffineria brianzola, compreso il capodeposito ed il custode, sia i cinque messi in mobilità.

Al termine della giornata tuttavia, le indagini non hanno preso una direzione precisa verso qualcuno. Eppure, quella degli operai è una pista in cui gli inquirenti credono, visto che per provocare un disastro simile, serve qualcuno che sappia fare le giuste manovre e che si sappia muover sul ponte che sovrasta le sei cisterne, per di più al buio. Il primo ad essere sentito è un uomo sulla cinquantina, che ha trascorso gli ultimi venticinque anni alla Lombarda. Dopo tre ore di interrogatorio, è ancora visibilmente nervoso, e ha ricordato come il custode avrebbe l’obbligo di “fare due giri a notte”. Il guardiano ha detto dal canto suo che si sarebbe “addormentato”. A questo punto verranno sentiti anche fornitori esterni e camionisti che hanno avuto a che fare con la Lombarda. Non sono emersi infine motivi di contrasto da parte dei lavoratori (anche quelli in mobilità) verso il padrone, Giuseppe Tagliabue, che resta l’unico indagato, anche se per la sola violazione della direttiva Seveso. Il petroliere, rischia un’incriminazione per concorso colposo.
Federico Berni