Monza – Tutto nasce come sempre per caso. «Fai un’intervista ai Royal Bravada?», butta lì Antonio. La risposta è sì. Chi sono i Royal Bravada? Sono cinque scapestrati: Alberto Ciot, voce e creatore dei testi delle canzoni, studente di economia a Milano e sognatore semiprofessionista; Marco M Lucano, batterista dall’animo afro-funk, studente di arte a Monza e skater a tempo perso; Luca Fedeli, chitarrista, irrequieto sul palco, come nella vita e grande stakanovista; Antonio Silvestre, bassista, dopo anni di conservatorio e di musica classica, ha deciso di cambiare strada; Alberto Trizzino, chitarrista. L’unico capace di unire gli altri quattro.
Casa natale: Monza. I Royal Bravada nascono nel febbraio del 2011. «Ognuno di noi – raccontano – aveva la voglia di creare musica intensa, genuina e dal ritmo coinvolgente. La prima sessione in sala prove è un test: ci siamo conosciuti e abbiamo parlato delle nostre influenze, che spaziano dal rock’n’roll al blues, dal funk all’elettronica. Fin dai primissimi accordi si sprigionano un suono e un ritmo che contrassegnano la musica dei Royal fino ad oggi. Guardandoci indietro, pensiamo che, in fondo in fondo, non sia stato un incontro casuale».
Tutte le band che si rispettano hanno alle spalle un mix di coincidenze e destino, mescolati con una buona dose di bravura e talento, conditi con un pizzico di fortuna. E così è stato anche per i Royal Bravada, un gruppo di amici prima di tutto che portano in giro chitarre, basso, batteria e voce per far vedere chi sono. Il problema è che ci sono riusciti. E anche alla grande. La gioventù brianzola li conosce e molto bene: hanno fatto un grande successo in poco tempo e o hanno comprato voti anche loro, come ultimamente va molto di moda, oppure hanno davvero qualcosa di diverso dagli altri.
«In realtà ogni gruppo musicale può dire di avere qualcosa di speciale – commentano i cinque, con quella giusta dose di modestia che non guasta mai – noi, ad esempio, abbiamo sempre voluto comporre musica originale e inedita, cercando di puntare sulle idee di ognuno, senza pregiudizi riguardo al genere musicale. La nostra è una perfetta democrazia (nda, e non possiamo dire che di questi tempi non ce ne sia bisogno) e forse è questa la nostra arma in più».
Ma bando ai discorsi filosofici, quello che conta si tocca dal vivo, quando i Royal Bravada calcano la scena, quando tra sudore (quando caldo cacciano quei fari sul palco) ed emozione (l’ansia da palcoscenico non finisce mai) la tensione si fa sentire e lì sì che le sensazioni arrivano forti. «Il concerto che ci ha dato più soddisfazione è stato l’ultimo che abbiamo fatto allo Zoom Bar di Milano. Tanta gente in uno spazio piccolissimo, volumi alti e tanta confusione. Cosa c’è di più rock’n’roll di questo?».
Ma, seppure in modo diverso, anche sentire la tua musica da uno stereo può dare una forte botta allo stomaco. «Lo scorso anno abbiamo registrato un EP: Black Bones, che comprende le nostre prime cinque canzoni e ci fa da “biglietto da visita”. Sentire la tua musica che prende vita, nota dopo nota, è una delle cose che più può rendere felice. Seppure desideriamo migliorare, siamo fieri di questo primo traguardo».
In poco più di un anno anche un EP? Forse questa è più che “una marcia in più”. Vedere per credere. Il 17 novembre all’Honky Tonky di Seregno sarà una buona occasione. Solo una cosa ancora. Cosa significa Royal Bravada? «Royal Bravada è difficile da spiegare. È un ossimoro. Royal è Doctor Jekyll. Bravada è il nostro spirito incontrollabile e un po’ folle, il nostro Mr. Hyde». L’ultima nota rock che mancava al gruppo. Il mistero.
Francesca Lanzani
La doppia anima di Royal BravadaFunk’n’roll e molto altro da dire
Alberto Ciot, Marco M Lucano, Luca Fedeli, Antonio Silvestre e Alberto Trizzino, chitarrista. Casa natale: Monza. Nome: Royal Bravada. Che significa rock, blues, funk e molto altro. Non resta che scoprirli: e ascoltarli, per una volta, senza musica.
