Ingegnere da Brugherio a L’Aquila«Città fantasma in cerca di gioia»

Ingegnere da Brugherio a L’Aquila«Città fantasma in cerca di gioia»

Brugherio – Il cellulare suona libero, tre squilli e Daniele Giuffrè è in linea. «Rispondo dal centro dell’Aquila – dice con una sobria socievolezza che tradisce tutto il suo bisogno di raccontare – a guardarmi intorno mi viene un brivido, è una città fantasma, popolata da militari, vigili del fuoco, protezione civile. Uno scenario di guerra». Residente a Brugherio, il 37enne è uno dei cinque ingegneri volontari dell’ordine di Monza partiti sabato scorso alla volta dell’Abruzzo, per eseguire una valanga di perizie sulle abitazioni e assumersi l’onere di dire a tante famiglie “mi dispiace, dovete abbandonare tutto, questa casa è da abbattere”.

«Fortunatamente non accade sempre così – dice passando subito al tu, perché in certi contesti il contatto con l’essere umano diventa assoluto – tante volte abbiamo rassicurato i cittadini garantendo che la loro abitazione era perfetta, ben costruita. E così in pochi minuti passi dalla profonda tristezza a una grande gioia».
Quando ha ricevuto l’appello dell’ordine, Giuffrè dice che non ci ha nemmeno dovuto pensare: è partito. Allora qualche dubbio sulla reale utilità della sua missione l’ha nutrito. Poi ogni riserva si è sciolta nella desolazione non solo fisica ma anche psicologica che attanaglia il centro Italia. «Non avrei mai pensato che il nostro lavoro potesse essere così prezioso – ha detto Giuffrè – anche perché noi siamo le prime persone che entrano nelle case dopo il terremoto. La gente ha paura, anche quando le viene detto che la casa è a posto. Soprattutto le madri. Le tendopoli sono una temporanea arma contro la paura che dovranno affrontare piano piano».

E’ così che l’ingegnere brugherese e i suoi colleghi (24 da tutta la Lombardia) trascorrono le giornate. Lavorano a squadre di due, ognuna delle quali visita una quindicina di case al giorno. La sera tornano nelle tende dei tecnici a Monticchio, distrutti. Dormono come i cittadini del posto, vivono con loro e la mattina alle 8.30 partono, sotto gli sguardi invidiosi di chi non sa come far passare le ore. La gioia negli occhi di una 29enne ingegnere del posto, affiancata alla squadra monzese, la dice tutta. «Vedere le cose da vicino è tutto diverso». spiega. Mentre attraverso la cornetta arrivano i rumori della gente all’opera: «lo scenario fa venire da piangere, ma i soccorsi sono uno spettacolo eccezionale. Non so dire di chi sia il merito, mi hanno detto che una recente trasmissione di Santoro ha fatto emergere qualche critica alla Protezione civile. Io vi dico che in due giorni i campi erano pronti. Una macchina incredibile».
Giuffrè rientrerà domenica, i suoi clienti lo aspettano, ma con la massima comprensione, nessun problema, ci mancherebbe. E complimenti.
Valeria Pinoia