Monza – Alcuni imputati del maxi processo Infinito contro la ‘ndrangheta in Lombardia (e in Brianza) potrebbero tornare liberi. E’ l’effetto dell’annullamento di una parte della sentenza di primo grado del 16 novembre 2011 (110 imputati condannati con pene fino a 16 anni) da parte dei giudici della Suprema Corte che hanno accolto il ricorso di alcuni imputati.
Un annullamento senza rinvio per un vizio di forma nel deposito delle motivazioni da parte del gup Roberto Arnaldi, che avvenne in due tempi a causa di un guasto della stampante che «saltò» 120 pagine con le motivazioni delle condanne e le conseguenti sanzioni per alcune ndrine locali, sulle 900 complessive della sentenza.
Quando Arnaldi se ne accorse, qualche giorno dopo, fece un’integrazione attarverso un provvedimento con il quale ne spiegava le motivazioni. Un atto che i giudici della Suprema Corte hanno definito «abnorme», di qui l’annullamento per vizio di forma.
Cosa succede ora? La corte d’appello da un lato si ritroverà la sentenza monca e dall’altro dovrà trarre le conseguenze della pronuncia della Cassazione. E’ possibile che i giudici rimandino le carte ai colleghi di primo grado per un nuovo verdetto o che celebrino comunque il processo e, dopo la camera di consiglio, decidano se debba essere rifatto il primo grado. Già venerdì in occasione di una nuova udienza i giudici potrebbero decidere il da farsi. Gli imputati condannati, per il momento, restano in carcere.