Il rapinatore seriale di Monzaraccontato da una vittima del ’91

La settimana scorsa è stato arrestato per una serie di rapine nei negozi di Monza. Nel marzo di vent'anni fa, nel 1991, aveva rapinato una salumeria sparando al titolare. Che racconta che «quella pallottola ce l'ha ancora, a due centimetri dal cuore».
Cesano, rapinano una farmaciaAll’uscita trovano i carabinieri

Monza – «La pallottola ce l’ho ancora qui dentro, a due centimetri dal cuore, toglierla non ha più senso ». Era il due marzo 1991. Vent’anni fa. Un’altra epoca. Niente smartphone, cellulari, social network. Si pagava in lire. E fu proprio per duecentomila lire che Francesco Currà, oggi 56 anni, all’epoca titolare di una salumeria all’angolo tra le vie Borsa e Ferrari a Monza, si è preso una pallottola in pieno petto. Due i rapinatori entrati in azione. Uno è morto di overdose. L’altro, quello dal quale partì il colpo, è tornato a far parlare di sé la scorsa settimana per fatti di cronaca.
Vincenzo Parisi da San Rocco, 54 anni, arrestato dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile, con l’accusa di aver preso parte assieme al giovane Luca Truscello, che di anni ne ha 26 ed è amico del figlio del primo (da poco uscito dal carcere), a una serie di rapine che lo scorso inverno avevano seminato il panico tra le farmacie e i negozi della città. Currà si è preso una pistolettata da Parisi, con la figliola di soli 10 anni di fianco a lui.

«Era appena rientrata da scuola, di lì a pochi minuti avremmo chiuso per la pausa del pranzo; il rapinatore si era finto cliente; era l’ultimo, al momento di pagare mi disse ‘apri la cassa’; gli ho detto solo ‘prendi, ma vacci piano, c’è una bambina, tutti con le mani in alto». L’altro complice puntò la sua arma contro la moglie: «è stato un attimo, deve aver pensato erroneamente ad una mia reazione, ed è partito un colpo».
L’ospedale, tre mesi senza lavorare, il calvario, i sacrifici di tutta la famiglia. Per Parisi, invece, le manette e il processo, con l’accusa di tentato omicidio. Vent’anni la prima richiesta di pena, dieci anni la condanna in Appello. «Me lo ricordo Parisi al tribunale di Milano, c’erano i suoi tre figli piccoli davanti al padre con le catene e i ceppi ai polsi; non era giusto portare dei bambini in quel posto, in quel momento ho provato tenerezza per i suoi figli, posso capire che ad un bambino monti la rabbia nel vedere il papà in quelle condizioni ».

Currà, invece, ne è uscito con un proiettile in corpo ma ancora in piedi. Avrebbe ceduto la salumeria, e avrebbe aperto una panetteria in via Lecco. Dodici anni dopo la rapina di via Borsa, la violenza sarebbe atrocemente ricomparsa nella vita dell’uomo. Il figlio Antonio Currà viene accoltellato ad agosto nel 2003 a Copenhagen. Era in vacanza in Inter Rail. Girava il nord Europa in treno. Voleva raggiungere Capo Nord. Aveva 19 anni. Lo strazio; l’attività in via Lecco viene ceduta. Il nuovo titolare subentra, ma fallisce nel giro di poco tempo, con un debito di 170mila euro. Soldi che Currà non avrebbe più rivisto. L’ex salumiere oggi ha cambiato vita. Il lavoro lo porta spesso fuori dalla Brianza. Nella sua voce, una forza sorprendente. L’ironia di chi sa quanto può essere amara la vita, e l’esuberanza «di un carattere da calabrese che si accende facile – ride- quell’uomo mi ha rubato 170mila euro e gira liberamente per Monza, Vincenzo (Parisi ndr) si è fatto dieci anni per 200mila lire, ma almeno lui ha avuto il coraggio delle sue azioni».
Federico Berni