Ha milioni di fan nostalgici in tutto il mondo, programmatori che ancora scrivono programmi per lui – anche se ha una potenza di calcolo ridicola se confrontata con quella di un qualsiasi telefonino –, ci sono mostre, tavole rotonde e persino un’orchestra che fa concerti basati sulle sue musiche. Il Commodore 64, il computer più venduto al mondo con 70 milioni di pezzi, compie 30 anni, ma il suo ricordo è ancora più che vivo, e ha «contagiato» anche persone che alla sua uscita erano appena nate. Tutti ingredienti, insomma, che ne hanno decretato il successo fin dal suo esordio e ancor oggi ne sanciscono la permanenza nel Guinness dei primati.
I primi C64 invasero il mercato americano alla fine del 1982, avevano 64 kilobyes di memoria (moltissimo per quell’epoca, anche se adesso qualsiasi dispositivo elettronico ne ha molta di più), e costavano 595 dollari, un prezzo considerato «per famiglie» visto che gli altri pc già presenti sul mercato, come l’Atari, anch’esso simbolo degli anni ’80, costavano il triplo. Una scelta che si è rivelata vincente e che in quegli anni ha permesso alla società produttrice, di registrare incrementi del fatturato a tre cifre.
A corredare la macchina dal familiare colore beige un catalogo di diecimila programmi, fra cui giochi famosi ancora oggi, come Pac-man o Super Mario, ma anche i primi fogli di calcolo e programmi di scrittura progenitori di quelli che usiamo oggi, che giravano su un rumoroso floppy disk o addirittura su cassetta. «Anche se non è stato il primo pc della storia, il Commodore 64 è stato comunque il primo ad avere una potenza di calcolo tale da permettere agli artisti che progettavano videogiochi di esprimere il loro potenziale – spiega Marco Accordi Rickards, direttore del Museo del Videogioco di Roma – ed era il primo a un costo accessibile. Probabilmente è per questo che è ancora nel cuore di molti, anche giovani, che continuano non solo ad usarlo ma anche a scrivere programmi e giochi dedicati».
Purtroppo quest’anno non potrà partecipare ai festeggiamenti in tutto il mondo Jack Tramiel, il fondatore della Commodore. L’imprenditore di origine polacca naturalizzato americano, che durante la Seconda Guerra Mondiale è passato anche per il campo di concentramento di Auschwitz, morto proprio lo scorso 8 aprile.
Contrariamente a Steve Jobs, a cui spesso viene paragonato per l’innovatività delle sue «creature», Tramiel ha però dovuto assistere al declino della sua azienda: «Proprio come Jobs anche Tramiel è stato allontanato dalla propria azienda dal consiglio di amministrazione – spiega Accordi Rickards – che ha iniziato una serie di operazioni finanziarie spregiudicate che ne hanno decretato la fine».