Il comitato a sostegnodi Eugenio Corti

Il comitato a sostegnodi Eugenio Corti

Seregno – Ha deciso di battersi per Eugenio Corti, fino in fondo, per fargli avere il Nobel per la letteratura. Sergio Mandelli, 50 anni, gallerista di Seregno, descrive in modo diretto e schietto la motivazione. “Fino al 2007 –racconta – non lo conoscevo. Ne sentivo parlare gli amici, molto bene. Ma sapevo che il libro «Il cavallo rosso» era di oltre 1000 pagine, edito da una casa editrice sconosciuta, pensavo fosse un prodotto da ‘paolotto’. Immaginavo un romanzo stucchevole. Però. Però essendo brianzolo ha vinto la curiosità e l’ho letto. Vivo tra opere d’arte, mastico letteratura da una vita (ha una laurea in letteratura francese, ndr) e sono rimasto stupito: è una grande opera, e lui un grande scrittore”.

Così il nostro ha letto tutte le altre opere di Corti, e pure le recensioni delle sue opere; sulla strada dell’interesse letterario ha cercato e trovato compagnia: i soci della Associazione culturale internazionale Eugenio Corti, in particolare Francesco Righetti. Ed è nata subito una amicizia spontanea. “A me non piacciono le ingiustizie – spiega Mandelli –e Corti è uno che ha subito grandi ingiustizie. Penso al fatto che sia stato escluso dalle Garzantine, quando su di esse appaiono citati scrittori di poco o nullo calibro. Su Corti, che ha scritto dieci libri, nemmeno una riga.” Quindi bisognava invertire la tendenza, combattere l’oblio in cui era stato relegato lo scrittore besanese. “Il punto è questo: non mi bastava dire ‘è bravo’ e farlo sapere; bisogna fare sapere ‘quanto’ è bravo. Ecco perché lo proponiamo al Nobel, perché la sua scrittura è universale”. E si spiega: “Dante parlando dei fiorentini parla del mondo; Corti parlando dei brianzoli parla del mondo, dell’uomo, della natura comune degli uomini di tutto il mondo”.

Ma non solo, il pensiero si approfondisce e mette in evidenza la complessità dell’opera di Corti. “I valori che fa emergere Corti sono quelli di questa terra brianzola. In ciò vedo un segno della Provvidenza –alla quale io credo – visto che proprio da poco si è costituita la provincia della Brianza: i valori di Corti stanno ad indicare la strada per costruire una società coesa, produttiva e solidale. Ma, e qui sta un’altra dimensione del fenomeno Corti, questi valori sono gli stessi che hanno costruito l’Europa: sono i valori del cristianesimo. Corti non usa mezzi termini: l’Europa sta perdendo la sua anima perché si sta scristianizzando. Ma lo dice raccontando fatti, con uno stile avvincente, legandolo a personaggi. Lo scrittore getta un fascio di luce sulla storia, fa emergere le contraddizioni dei movimenti ideologici che hanno percorso il Novecento. E fa vedere come a certe idee corrispondano poi effetti particolari, comportamenti precisi. Le idee, abbracciate, non sono senza conseguenze. E quindi il suo giudizio è chiaro: o si sta di qui o si sta di là, da una parte c’è il bene, dall’altra il male”.

Dal 2007 ad oggi, però, il vento è cambiato. Nel dicembre del 2007 Eugenio Corti ha ricevuto l’Ambrogino d’oro da parte del comune di Milano. Nell’estate dell’anno successivo, il settimanale Famiglia Cristiana ha pubblicato in tre tomi il romanzo storico Il cavallo rosso; nel 2009 la Provincia di Milano gli ha conferito il premio Isimbardi; nel febbraio 2010 è stata la Regione ad attribuirgli il premio Lombardia lavoro. “È vero – chiosa Mandelli – Corti è un po’ alla volta uscito dalla semiclandestinità. Nel dicembre del 2009 abbiamo avuto io e gli amici dell’Aciec una bellissima sorpresa. A un convegno di Milano, a Palazzo reale, la professoressa Rossana Mondoni ha proposto Corti per il Nobel. La cosa ci ha fatto grande piacere: non eravamo i soli a pensarlo. Da ricordare anche la proposta fatta da Michele Mardegan, consigliere comunale di Milano, di dare a Corti il riconoscimento di senatore a vita”. Ma il vero botto è arrivato poco dopo, e precisamente il 28 novembre 2009. Si tratta di un sondaggio effettuato da Le Figaro Magazine (il settimanale del quotidiano francese) tra venti intellettuali di spicco transalpini. A loro è stato chiesto di indicare un romanzo, il romanzo più importante apparso in Francia negli ultimi 25 anni. “Ebbene – dice entusiasta Mandelli – sono state indicate tre opere di italiani: «Il nome della rosa» di Umberto Eco, «Un amore» di Dino Buzzati e «Il cavallo rosso» di Eugenio Corti. Quest’ultimo è stato indicato da Etienne De Montety, il direttore dell’inserto letterario di Le Figaro, insomma un’autorità”.

Già, ma a Bruxelles non spira aria buona per gli autori di impronta cattolica, che reazione ci sarà alla candidatura di Corti? “Non mi pongo il problema. Non mi preoccupo del possibile ostracismo da parte dei rappresentanti dell’Unione europea; io sono convinto della validità letteraria di Corti, e per questo mi batto. Tra l’altro va ricordata la recentissima approvazione bipartisan da parte del nostro consiglio provinciale della candidatura al Nobel: è un buon segno”.
Antonello Sanvito