Il Cied chiede ancora soldiPagano solo tre Comuni su dieci

Le sorti di Cied spaccano il fronte dei dieci Comuni soci di maggioranza della società d'informatica, in liquidazione da due anni. Solo tre amministrazioni, Vimercate, Bellusco e Cernusco sul Naviglio, hanno deliberato una variazione di bilancio.
Il Cied chiede ancora soldiPagano solo tre Comuni su dieci

Vimercate – Le sorti di Cied spaccano il fronte dei dieci Comuni soci di maggioranza della società d’informatica, in liquidazione da due anni. Solo tre amministrazioni, Vimercate, Bellusco e Cernusco sul Naviglio, hanno deciso di deliberare una variazione di bilancio per supportare le spese necessarie ad attivare la procedura di concordato preventivo, proposta dai due liquidatori, Roberto Tagliabue e Silvio Chiapella, con il fine di evitare il fallimento della società.

La stima di questo nuovo esborso pubblico, dopo i tanti degli scorsi anni serviti a ripianare conti che non sono mai riusciti a decollare e neppure a quadrare in autosufficienza, è di 100mila euro, sotto la voce ‘spese di giustizia’, intendendo con questa espressione, pare, i costi del commissario che il tribunale nominerà.
L’onere va ripartito a seconda delle quote di partecipazione: 60mila tra i Comuni, e il resto al socio privato di minoranza, Maggioli con il suo 40 percento. Nell’assemblea di mercoledì si è registrato lo stallo: i tre sì non arrivano, insieme, a coprire 20mila euro. Il tema ora è verificare se con questo stanziamento e con gli sforzi aggiunti del socio privato si potrà arrivare alla somma utile ad andare avanti con questa soluzione. O se si dovrà ripiegare altrove. A scontrarsi sono due visioni opposte. Ancora la scorsa settimana, Tagliabue spiegava proprio al Cittadino che la legge stessa impone che si adottino tutte gli strumenti previsti per evitare il trauma del fallimento, e tra questi c’è anche il concordato preventivo, e per traghettare la liquidazione verso la chiusura con il completo ristoro dell’imponente cumulo di debiti cresciuto negli anni. In primis quelli dei dipendenti, ancora in attesa di arretrati e tfr, Inps, Inail e Agenzia delle Entrate. Sul banco dei creditori siede anche, preminente per entità della cifra, la stessa Maggioli.

L’altra lettura della vicenda obietta perplessità sulla legittimità contabile di una delibera che chiede ai Comuni di finanziare una società che ha cessato l’attività, che non ha più dipendenti, che non riprenderà comunque a funzionare una volta sanati i debiti a seguito del concordato preventivo. Arcore, Caponago, Sovico hanno espressamente indicato questa illegittimità. Così come il rischio che, mettendo questi soldi in un ‘vuoto’ ormai a perdere, si possa profilare persino il rischio di danno erariale per le stesse amministrazioni. Se fallimento sarà, dicono, in ogni caso chi ha titolo prioritario di credito sarà risarcito.
Anna Prada