Monza – Si è chiusa con tre condanne in primo grado la ‘guerra dell’eredità’. Mano pesante del giudice Patrizia Gallucci che l’altro giorno ha condannato per concorso in falso ideologico tre persone: tre anni al notaio Stefano Venezia, 47 anni, due anni e mezzo al monzese Peppino Barzaghi, 89 anni, del famoso negozio di ottica, e due anni ad un terzo imputato, un funzionario di banca di 55 anni, che ha presenziato in qualità di testimone all’atto testamentario da cui è nato il processo.
Il magistrato ha disposto anche il pagamento di un risarcimento provissionale di 50mila euro in favore della parte civile, una delle figlie di Barzaghi (assitita dall’avvocato brianzolo Massimo Poloni), e, su richiesta del viceprocuratore onorario Paola Suglia, la trasmissione degli atti in procura per altri familiari di Barzaghi, accusati dal pm di aver testimoniato il falso in udienza. Ferma restando la possibilità per gli imputati di ricorrere in Appello, una volta lette le motivazioni della sentenza, la prima battaglia legale nata in seno alla famiglia monzese, che ha provocato una spaccatura in famiglia, è andata ad una delle figlie dell’ottico, esclusa da parte dell’asse ereditario.
Secondo l’accusa i quattro hanno redatto un falso documento, grazie al quale l’ex commerciante monzese ha avuto mano libera nel disporre dei beni di famiglia, e di impossessarsi di un lussuoso immobile in zona Ponte dei Leoni, dove si trovava anche il negozio di uno degli imputati. Il tutto, sempre secondo le accuse, con la complicità del notaio e del testimone condannato l’altro giorno. I fatti contestati risalgono a dicembre 2003, quando la salute della madre della querelante era gravemente compromessa dal morbo di Alzheimer.
Nel documento al centro della contesa giudiziaria, invece, si dava atto che la signora “dichiarava” di non poter firmare, perché accusava un tremore al braccio. A quanto risultato nel processo, invece, la signora non era in grado di fare dichiarazioni, visto il suo stato di salute. Oltre al passaggio dell’immobile, dopo il testamento sarebbero stati effettuati anche alcuni movimenti bancari contestati dalla parte civile. Addebiti negati con decisione dagli imputati, che tramite i loro difensori hanno contestato le conclusioni dell’accusa sulle condizioni di salute della donna, e sulla sua presunta mancanza di lucidità. Secondo i familiari, infatti, la questione è stata sollevata da una delle figlie dell’ottico solo per questioni di natura economica.
f. ber.