Giussano, il capo clan si pentee fa arrestare 19 persone

Antonino Belnome, il capo del "Locale" di Giussano arrestato nel corso della maxi-operazione "Infinito", collabora con i magistrati. Oggi 19 persone sono state arrestate in base alle sue dichiarazioni: contestati quattro omicidi, tra cui quello del veranese Rocco Cristello.
Giussano, il capo clan si pentee fa arrestare 19 persone

Monza – Un collaboratore di giustizia, nelle inchieste di mafia, è una rarità quando si parla di ‘ndrangheta. Un organizzazione criminale che, non per nulla, viene definita “impermeabile”, dal momento che si basa sui vincoli familiari. Desta quindi clamore la notizia che proprio uno dei pochi “pentiti” sia di casa nostra: dallo scorso novembre, ma la notizia è stata resa nota solo ieri pomeriggio dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, Antonino Belnome, 39 anni, capo del locale di Giussano-Seregno, collabora con i magistrati. E proprio sulla base delle sue dichiarazioni ieri sono state eseguite 19 ordinanze di custodia cautelare, delle quali 13 notificate in carcere dal momento che i destinatari sono già dietro le sbarre dallo scorso luglio, dal maxi-blitz “Infinito”. Grazie a Belnome si è fatta luce su quattro omicidi di ‘ndrangheta compiuti in Lombardia tra il marzo 2008 e l’aprile 2009.

Gli omicidi – Il primo in ordine di tempo è quello Rocco Cristello, freddato con 26 colpi di pistola il 27 marzo 2008 mentre rincasava, a Verano Brianza. Secondo le indagini a ucciderlo sarebbero stati Antonio Stagno, già capo del “locale” di Giussano-Seregno, e due complici, perché la vittima, che ne aveva preso il posto, puntava alla riapertura del “locale” con appartanenti alla cosca Gallace, rivale di quella degli Stagno. Meno di quattro mesi dopo, il 14 luglio 2008, all’interno del bar di un circolo di San Vittore Olona, due sicari spararono a Carmelo Novella, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Guardavalle. Per quel delitto questa mattina il Ros e la Dia hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a cinque persone, tra cui l’unico lo stesso Belnome, reoconfesso. Novella avrebbe pagato con la vita l’aspirazione che le “locali” lombarde diventassero autonome dalla “casa madre” calabrese. Gli altri due omicidi sono casi di “lupara bianca”. Rocco Stagno, il cui cadavere non è mai stato trovato, sarebbe stato ucciso il 29 marzo 2009 a Bernate Ticino per vendetta. Era stato accusato di aver fatto da tramite tra il nipote Antonio e Carmelo Novella per preparare l’omicidio di Rocco Cristello. Per questo assassinio sono accusate sette persone, tra cui lo stesso Belnome e due esponenti di primo piano del locale di Mariano Comense. L’ultimo delitto, in ordine di tempo, è quello di Antonio Tedesco detto “l’americano”, casa a Pederno Dugnano, freddato il 27 aprile 2009 a Bregnano (in provincia Como) nel corso di una finta cerimonia di affiliazione organizzata proprio allo scopo di eliminarlo. Vicinissimo a Novella, “l’americano”, che in realtà era nato in Australia, sarebbe stato eliminato perché si vantava di essere stato con molte donne, tra cui la sorella di Antonino Belnome. E proprio per impedire che l’allora capo della locale di Giussano potesse rischiare la sua posizione con una vendetta personale, in Calabria venne decisa la condanna a morte.

Il “pentimento” – Il “pentimento” di Belnome è stato a più riprese sottolineato dal procuratore Boccassini, che ha fatto notare come sia “sempre piu’ difficile avere collaboratori di giustizia della ‘ndrangheta. Il fatto che una delle persone che ricopre punte di vertice decida di arrendersi allo Stato – ha aggiunto – è un risultato che ci soddisfa molto perche’ significa una crepa all’interno dell’organizzazione”. “II collaboratore – ha aggiunto il sostituto procuratore Alessandra Dolci della Dda – ha capito che nella ‘ndrangheta non c’e’ futuro. Ha voluto dare un messaggio ai giovani che vivono nel mito della ‘ndrangheta spiegandogli che rischiano di finire in carcere o di morire”.
Antonella Crippa