Monza – Giuseppe Spata va in pensione da direttore generale del san Gerardo, ma non si considera affatto un pensionato. Anzi ha intenzione di tirare fuori dal cassetto un bel progetto che intende realizzare.
Direttore sperava in una riconferma?
Ci speravo, ma negli ultimi tempi si parlava molto del limite d’età. Non posso che inchinarmi alla decisione presa dalla giunta regionale, ma dire che non mi addolora è improprio. Io di certo non l’avrei adottata. Basta vedere l’età del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio per capire che a 67 anni si può ancora fare molto.
Cosa prova?
Mi dispiace perché si interrompe un percorso che non ritenevo completato. Ho trascorso gli ultimi tredici anni in Brianza, dieci anni a Vimercate , tre a Monza e posso dire che sono stati tra i più belli della mia vita. Sono da cinquant’anni a Milano, ma in Brianza ho trovato un ambiente speciale.
Che ricordo si porta via di questi tre anni al san Gerardo?
Un ricordo straordinario, il consenso di persone come il sindaco di Monza, la conferenza dei sindaci della Brianza, il presidente della Provincia, l’assessore Baldoni che mi hanno sempre sostenuto.
Cosa augura al suo successore, Francesco Beretta?
Di continuare così. Beretta è una persona che stimo e conosco da oltre 15 anni.
Che eredità riceve?
Sono in corso piccoli cantieri per la neuro riabilitazione e la chirurgia della mano, poi c’è il grosso intervento per la ristrutturazione dell’intero ospedale che sarà gestito da Infrastrutture Lombarde. Spero che sia il meno doloroso possibile per l’ospedale. Nella mia carriera ho seguito tanti cantieri senza disturbare mai l’attività ospedaliera, garantendo la massima igiene, perché l’ospedale è la casa più delicata da gestire.
Beretta dovrà gestire anche la vendita all’asta del vecchio Umberto I…
Sì e mi auguro che sull’acquisto dell’area si scateni una notevole concorrenza.
Se dovesse citare tre cose di cui andare fiero dei suoi tre anni a Monza?
Direi per prima cosa la chiusura del vecchio ospedale che doveva essere conclusa da tempo,quindi la grande appropriatezza dei ricoveri dal pronto soccorso. Con il 10,4% dei ricoveri abbiamo la media più bassa in Italia. Vuol dire che a Monza curiamo i malati,non i sani. Poi sono orgoglioso della realizzazione della palazzina per le malattie infettive che ha permesso a molti brianzoli di essere curati vicino a casa.
Ora che farà?
Vorrei realizzare un progetto che ho nel cuore da qualche anno. Creare una grande associazione in Brianza con scopi socio-sanitari e culturali coinvolgendo uno stuolo di amici, collaboratori ed ex collaboratori che colgo l’occasione per ringraziare.
Rosella Redaelli
Giuseppe Spata pensa al futuro:«Ora una nuova associazione»
