La Facebook-mania è in calo? Sembrerebbe, almeno se si tiene conto del fatto che in Usa e in Canada il social network inizia a perdere colpi. A maggio, il numero degli utenti è diminuito di 6 milioni di unità negli Stati Uniti, passando da 155,2 milioni all’inizio del mese a 148,4 milioni alle fine del mese. E la tendenza è analoga nel vicino Canada, secondo Inside Facebook, il blog specializzato che segue passo a passo il social network di Mark Zuckerberg.
Complessivamente le cose continuano ad andare bene per Facebook, con quasi 700 milioni di utenti nel mondo, mentre si moltiplicano le voci di un ingresso in Borsa, l’anno prossimo, per il gruppo, con una Ipo che potrebbe generare ricavi fino a 100 miliardi di dollari.
Su Zuckerberg continua però a gravare una grossa incertezza, perchè il ricorso avviato dai gemelli vogatori Winklevoss, Cameron e Tyler, potrebbe finire nei prossimi mesi dinnanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Come racconta il film The Social Network, i due sostengono di essere stati truffati da Zuckerberg che aveva offerto loro 65 milioni di dollari nel 2008.
Ma è anche vero che Cameron e Tyler avevano accettato a suo tempo la somma, per poi accorgersi che era davvero poco visto il valore di Facebook.
Mentre Facebook inizia a sentire le prime arie di crisi, social network come Twitter e LinkedIn continuano a tirare alla grande, anche negli Stati Uniti. Twitter, in particolare è diventato numero due in assoluto negli Usa, in Gran Bretagna, in Germania, in Francia e in Australia.
Secondo gli esperti del settore, Facebook sta iniziando a saturare il mercato americano, dove gli spazi di crescita appaiono ormai molto contenuti: per tale ragioni si suggerisce a Zuckerberg di rivolgersi sempre di più ai mercati europeo ed asiatico, con ampi potenziali spazi di crescita.
Parte del fenomeno del rallentamento Usa e canadese viene però considerato stagionale. All’inizio dell’estate molti studenti ed ex studenti si cancellano dal social network, per non lasciare tracce imbarazzanti sul web (sbornie e feste, per esempio), che potrebbero compromettere la ricerca di un primo posto di lavoro.
Ci sono quindi le pressioni dei genitori di studenti minorenni, preoccupati per la protezione della privacy o anche per i fenomeni di bullismo, sempre più frequenti negli Usa, legati al social network.