Eureco, scarti abbandonatiall’origine dell’incendio mortale

Depositata in tribunale a Monza la perizia tecnica che ricostruisce la dinamica dell'esplosione che, lo scorso 4 novembre, provocò la morte di quattro operai alla Eureco di Paderno Dugnano. La tragedia è stata originata da scarti di produzione lasciati in un cassone.
Strage Eureco, Merlino a processoChiesta condanna a sei anni

Paderno Dugnano – «Adesso abbiamo la verità,ora vogliamo giustizia». E’ un appello accorato quello di Antonella Riunno, compagna di Salvatore Catalano, l’uomo che avrebbe dovuto sposare, se non fosse rimasto coinvolto nella tragedia dell’Eureco. Un’esplosione che lo scorso 4 novembre travolse e uccise quattro operai, morti alcuni dopo giorni, altri dopo mesi di agonia, e ne ferì tre. Le parole della vedova arrivano dopo il deposito sul tavolo del pm di Monza Manuela Massenz della perizia tecnica curata dall’ingegner Massimo Bardazza, che ha ricostruito la dinamica dell’esplosione.
La tragedia parte da un cassone stipato di setacci molecolari, dei compositi sintetici, in questo caso scarti di produzione di un’azienda che fornisce Gpl come propellente per le bombolette spray ad aziende di cosmetica. Secondo la procedura corretta, questi setacci, che vengono usati per coprire l’odore di gpl dei prodotti di bellezza, devono essere confezionati in fusti chiusi da 50 chili l’uno, e smaltiti così come sono: sigillati.

All’Eureco ne vengono invece rovesciati circa 3mila chili all’interno del cassone. Dal momento che i setacci, anche se esausti, trattengono componenti di gpl, dal cassone stesso si alza una nube di gas. Invisibile e inodore. L’aria carica di gpl va ad alimentare un muletto, che gli operai (in tre) non riescono a spegnere, senza capire cosa sta succedendo. Nel frattempo, il calore della marmitta del muletto nell’aria intrisa di gpl genera la prima scintilla. Si alza la prima fiammata, che investe il muretto, i lavoratori e torna nel cassone. Da lì parte la seconda fiamma, che investe altri uomini che in quel momento stavano maneggiando bidoni pieni di vernice. Ecco gli istanti della tragedia.

Indagato per omicidio colposo è il titolare dell’azienda Giovanni Merlino, 59 anni. L’uomo, nel 2008, era stato raggiunto da un decreto penale di condanna da parte dell’autorità giudiziaria di Monza per irregolarità nella tenuta dei registri contabili relativi al carico e scarico dei rifiuti pericolosi. Per quella vicenda era stato assolto dal giudice del Tribunale di Desio, Francesca Chiuri. Ora l’imprenditore, che respinge le accuse, ha a che fare con un’accusa ben più grave. Omicidio colposo plurimo in relazione alla morte di Salvatore Catalano, 55 anni,morto dopo 75 giorni di agonia; Harun Zeqiri, 44 anni, deceduto dopo 16 giorni e Sergio Scapolan, 63 anni, scomparso nove giorni dopo, Leonard Shehu, 38 anni,albanese, morto dopo novantadue giorni di sofferenza.
Federico Berni