La piccola Felicina e i suoi amici viaggeranno in tutta Italia. “Le emozioni nel piatto”, percorso nato in Brianza nel 2017, diventa nazionale, dopo una sperimentazione che ha portato ottimi risultati. L’articolato progetto di prevenzione per contrastare l’anoressia e i problemi di approccio al cibo sin dall’infanzia, forte delle indicazioni più attuali del Ministero della salute e del Miur, ha reso i bambini protagonisti del loro apprendimento. E questa è stata la chiave del successo della proposta del “Fondo per l’anoressia” – famiglia Peppino Fumagalli” che si concentra su percorsi per far capire sin da piccoli l’importanza di una corretta alimentazione e affronta il rapporto con il cibo a 360 gradi, con un approccio positivo. La fiaba della piccola Felicina è stato solo uno dei tanti strumenti utilizzati.
Tutto nacque, nel solco della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, con Peppino, storico imprenditore, co-fondatore della Candy – Hoover Group, cavaliere del lavoro e padre di Laura, oggi responsabile del Fondo anoressia (foto). È lei a ricordare sempre come nacque in famiglia il desiderio di impegnarsi per contrastare il fenomeno dei disturbi alimentari dei ragazzi. «Papà, attorno al 2000, fu profondamente colpito dal decesso per anoressia della figlia di un suo caro amico e volle attivarsi con lo scopo di sostenere la lotta contro questa subdola malattia. Per questo nacque il Fondo. Dalla sua scomparsa (nel 2015, ndr) noi figli abbiamo continuato a portare avanti il progetto con la convinzione che dove il tema del rapporto con il cibo viene affrontato con un approccio positivo, divertente, allora è possibile veicolare quante emozioni positive posso uscire da un piatto».
Il Fondo infatti avvicina i bambini attraverso la proposta di giochi, racconti, filastrocche, cartoni animati, attività di gruppo e di laboratorio, per stimolare la capacità di osservazione, la gestione delle emozioni, con legami di comprensione, rispetto e solidarietà. Perché l’educazione in tal senso è anche un modo per veicolare, con le competenze degli esperti, quante emozioni positive possono uscire da un piatto. E allontanare così un rapporto sbagliato con il cibo, che talvolta può trasformarsi in disordine alimentare e, in un attimo, in vera e propria malattia.
A coordinare tutto, accanto alla famiglia Fumagalli c’è un’equipe di educatori, neuropsichiatri, psicologi, nutrizionisti ed esperti di educazione alimentare. Il progetto si è rivolto nel suo primo anno di sperimentazione ai bambini della scuola dell’infanzia e nel secondo anno ai bambini della scuola primaria, con l’obiettivo di lavorare sulla scoperta dei sensi per stimolare la capacità di osservazione, di gestire le emozioni, di relazionarsi senza ansie, di stabilire legami affettivi fondati sulla comprensione. Coinvolti l’istituto comprensivo Paccini di Sovico e il liceo artistico Modignani di Giussano e l’Iis da Vinci di Carate. Il desiderio di estendere la possibilità di accedere al percorso anche a livello nazionale, grazie a un sito web dedicato, è sempre stato un obiettivo del Fondo. Ora con “leemozioninelpiatto.it” le scuole potranno avere a disposizione i materiali didattici realizzati con una sinergia tutta brianzola. Racconti, schede didattiche, filmati, testimonianze dirette di insegnanti e bambini. “Le emozioni nel piatto” si propone prima di tutto come il luogo dove attivare un confronto sul tema, troppo sottovalutato, della prevenzione dell’anoressia. Un sito aperto alla partecipazione di tutti. Il progetto nazionale verrà presentato martedì 26 novembre, negli spazi della “Meridiana” di viale Cesare Battisti, alle 21. Dopo l’introduzione di Laura Fumagalli, seguiranno gli interventi di Giorgio Donegani, tecnologo alimentare ed esperto di nutrizione, che presenterà il progetto, di Renata Nacinovich, neuropsichiatra infantile Università Milano Bicocca Ospedale San Gerardo Monza e di Anna Ogliari, professoressa Università San Raffaele Sviluppo e psicopatologia. A seguire Ornella Perego Referente U.O. Promozione della salute di ATS Brianza.
Solo nel 2018 anoressia e bulimia hanno fatto in Italia 3.370 vittime e l’Organizzazione mondiale della sanità le indica come prima causa di morte per gli adolescenti dopo gli incidenti stradali. Con 8.500 nuovi casi all’anno (di cui il 10% maschi) la diffusione dei disturbi del comportamento alimentare sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale. A rendere ancora più preoccupante la situazione è il continuo abbassarsi dell’età di esordio, spesso già tra gli 8 e i 13 anni.