Don Silvano Caccia è arso vivo, nei polmoni c’è monossido

Don Silvano Caccia è arso vivo, nei polmoni c’è monossido

Giussano – L’esame autoptico sul cadavere di don Silvano Caccia ha rivelato che non ci sono evidenti segni di violenza. Come dire, nessuna ferita che possa far pensare all’omicidio. Al momento, è questa una delle pochissime indiscrezioni a trapelare a conclusione della necroscopia, eseguita dal medico legale questa mattina all’ospedale "San Gerardo" di Monza. Ora non resta che attendere i risultati delle analisi tossicologiche eseguite sul corpo del sacerdote, ma ci potrà volere anche più di un mese. D’altra parte, gli accertamenti medici sono particolarmente importanti per capire se, al momento della morte, il parroco di Giussano fosse (o sia stato) sedato. Pare – infatti – impossibile pensare che sia arso vivo nel rogo della sua auto senza aver fatto il benché minimo tentativo di fuggire dalle fiamme. Una reazione naturale, qualsiasi sia stata l’origine del rogo. A meno che ci sia un’altra spiegazione. Quella dell’intossicazione da monossido di carbonio.

Lo dice l’avvocato – «Hanno trovato quello che ci aspettavamo. E cioè che è morto per l’incendio». Questo il primo commento dell’avvocato nominato dalla famiglia di don Silvano Caccia, il professor Mario Zanchetti di Milano, ordinario di Diritto penale all’Università di Castellanza e tra i legali della Curia. Parole pronunciate pochi minuti fa, dopo l’esame autoptico. «Non ho ancora in mano il referto – aggiunge il legale – ma posso dire che il corpo era molto carbonizzato e il decesso è stato causato dall’incendio. Nei polmoni sono stati trovati molta fuliggine e monossido di carbonio». La miscela tossica, il monossido di carbonio, anche in bassa quantità, può ridurre la concentrazione di ossigeno nel cervello al punto che la vittima perde conoscenza. Ne è stato trovato nei polmoni del sacerdote, che, quindi, lo deve aver respirato. Quando è scoppiato l’incendio, insomma, don Silvano era ancora vivo.

Le perizie di venerdì – A questo punto, diventano sempre più importanti gli accertamenti tecnici disposti dal sostituto procuratore della Repubblica di Monza Alessandro Gentile, titolare delle indagini, e in programma per venerdì: un perito nominato dal pubblico ministero e gli uomini della Scientifica della Squadra mobile di Milano, a cui gli agenti della Polizia stradale di Seriate hanno passato il fascicolo d’indagine per competenza, scandaglieranno a fondo quel che resta della Fiat Punto a bordo della quale, giovedì scorso, don Caccia ha trovato la morte, in un parcheggio in costruzione nei pressi di un autogrill lungo l’autostrada A4, tra Cavenago Brianza e Caponago, per cercare di capire le cause del rogo. Stando a quanto avrebbero appurato finora i vigili del fuoco di Monza e Vimercate, intervenuti sul luogo della tragedia, il serbatoio del Gpl non sarebbe esploso. Quanto alla fuga di gas, sempre probabile, cosa avrebbe innescato, poi le fiamme? Don Silvano non fumava, come è erroneamente trapelato nelle ore immediatamente seguenti la tragedia. Un corto circuito dell’impianto elettrico? Tanti punti interrogativi ai quali gli inquirenti cercheranno con la perizia di venerdì di dare una risposta.

Il funerale – Le esequie restano fissate, al momento, per sabato pomeriggio a Giussano, partendo dalla camera ardente che verrà allestita all’oratorio. Al momento, infatti, il magistrato non ha ancora firmato il nulla osta per la restituzione del corpo. Cosa che potrebbe avvenire domani. Quindi, don Silvano riceverà la visita delle tante persone che, in questi anni, ha conosciuto e che lo stimavano, oltre alla comunità parrocchiale giussanese. Venerdì sono bandite le celebrazioni, essendo in Quaresima l’unica possibile è la Via Crucis, che è aliturgica.
Federico Berni
Antonella Crippa
Federica Vernò