Disastro doloso, omesso controlloLombarda Petroli: si va a giudizio

Quattro rinvii a giudizio con l'accusa di disastro doloso, e due condanne per reati contabili. Questo il bilancio dell'udienza preliminare celebrata venerdì al tribunale di Monza nell'ambito del processo sull'ecodisastro della Lombarda Petroli del 23 febbraio 2010.
Disastro doloso, omesso controlloLombarda Petroli: si va a giudizio

Villasanta – Quattro rinvii a giudizio con l’accusa di disastro doloso, e due condanne per reati contabili. Questo il bilancio dell’udienza preliminare celebrata venerdì al tribunale di Monza nell’ambito del processo sull’ecodisastro della Lombarda Petroli del 23 febbraio 2010, quando “almeno 1600 tonnellate di gasolio e 812 di olio combustibile” si rovesciarono nel fiume Lambro a seguito di sabotaggio delle cisterne del deposito di carburanti villasantese.

Il gup Giovanni Gerosa ha mandato a processo i due proprietari, i petrolieri Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, l’ex direttore di stabilimento Vincenzo Castagnoli e l’ex custode Giorgio Crespi. Udienza fissata il 25 marzo davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Patrizia Gallucci. Patteggiamento ad un anno e 6 mesi, ed un anno e 8 mesi per due ex dipendenti, Maurizio Viganò e Alfredo Pilotti, accusati solo di reati fiscali (e non dunque di disastro) in relazione alla contabilità della Lombarda. Sono 17, tra associazioni ed enti pubblici, le parti civili ammesse giovedì dal gup di Monza Giovanni Gerosa. Dal Ministero dell’Ambiente, fino al comune di Monticelli D’Ongina (Piacenza), comune di 5000 abitanti sulle rive del Po. Presente naturalmente anche il comune di Villasanta, assistito legalmente dall’avvocato Giampietro Fagnani, di Monza.

Secondo l’accusa, il disastro venne provocato per coprire degli ammanchi nelle giacenze di carburante in previsione di una verifica fiscale. Gli imputati, a partire dai Tagliabue, negano con decisione l’accusa, e, tramite i loro difensori, si sono detti “pronti a dimostrare la loro innocenza”. Ha detto ieri al termine dell’udienza celebrata al tribunale monzese l’avvocato Attilio Villa, difensore di Rinaldo Tagliabue: “non siamo stati noi, nemmeno per quanto riguarda i reati contabili”.

Il sabotaggio, il 23 febbraio di due anni fa, provocò “la fuoriuscita di almeno 1600 tonnellate di gasolio, e almeno 812 tonnellate di olio combustibile”, secondo le contestazioni della procura, e sarebbe stato provocato appunto per non incappare nelle sanzioni dell’Agenzia delle Dogane. Sempre stando alle accuse, gli imputati (ad eccezione dell’ex custode) “riempivano i serbatoi di acqua in occasione dei controlli dei funzionari dell’agenzia delle dogane, allo scopo di simulare la giacenza di prodotti in realtà già usciti dal deposito”.

Uscite che non sarebbero state registrate nella contabilità ufficiale e su cui non sarebbero state pagate le tasse. Stando alle tesi accusatorie, il funzionario delle Dogane di Milano sarebbe stato “distratto” nelle operazioni di misurazione dai dipendenti Lombarda. II funzionario era stato indagato per corruzione, ma la sua posizione è stata archiviata.
Federico Berni