Desiano e mediano da una vitaI 60 anni di Lele Oriali: auguri!

Questa storia della vita da mediano lo accompagna da un bel po', grazie a Ligabue. Il desiano Lele Oriali domani, 25 novembre, arriva alla tappa dei 60 anni. Un campione del mondo merita gli auguri di tutta la sua città. Che gli vuole bene.
Desiano e mediano da una vitaI 60 anni di Lele Oriali: auguri!

Desio – Questa storia della vita da mediano lo accompagna da un bel po’, da quando Luciano Ligabue lo ha preso a modello e gli ha cucito addosso una delle sue canzoni più famose. Ma non se ne dispiace. “Ligabue me ne aveva parlato quando la componeva. Una canzone bella, orecchiabile, che disegna un ruolo in senso lato e coinvolge tutta la vita”. Una vita, quella di Lele Oriali, che domenica 25 novembre arriva alla tappa dei 60 anni. Un campione del mondo merita gli auguri di tutta la sua città.

“Sto riscoprendo Desio in questi ultimi anni- dice- ho più tempo a disposizione e mi piace girarla in bicicletta, andando a toccare e rivedere gli spazi della mia gioventù”. I desiani gli vogliono bene. Lo fermano, si stupiscono di incontrarlo con la moglie tra gli scaffali del supermercato. “Dobbiamo mangiare anche noi” dice sorridendo, con quel fare da uomo comune che ha dentro da sempre. Eppure lui, da mediano, è diventato campione mondiale di calcio, trent’anni fa, in Spagna. La maglia azzurra è il sogno di tutti i calciatori. Le vittorie e le prestazioni con l’Inter gli davano speranza.

Uno scudetto subito, da giovanissimo, nel 1971, lanciato in prima squadra da Invernizzi. L’altro più avanti. L’esordio in nazionale dopo il mondiale del 1978, contro la Spagna. Poi, proprio in Spagna, la conquista del mondiale, con prestazioni da incorniciare, soprattutto le due partite chiave con Argentina e Brasile, col continuo ed intelligente scambio di ruoli e di avversari con Claudio Gentile. Eppure si dice che Oriali, da calciatore, non avesse i piedi buoni. “Non concordo”, fa lui subito. “Credo che il mio destro non sia stato affatto male”. E’ vero. E’ stato così da sempre, sin dai tempi delle partite trenta contro trenta sul campo polveroso dell’oratorio di via Grandi, quando il Lele partiva da una porta e arriva all’altra con la palla incollata ai piedi.

Dopo quella dell’Inter, il Piper (così l’aveva soprannominato Gianni Brera) ha indossato la casacca della Fiorentina. Ha chiuso la carriera con 384 gare nella massima serie e 28 presenze in nazionale. Ha poi intrapreso la carriera da dirigente che lo ha portato a tornare, dopo Solbiate, Bologna e Parma, a Milano, all’Inter, dove ha contribuito alla conquista di 5 scudetti, 3 coppe Italia, 3 Supercoppe italiane, 1 Champions League. José Mourinho lo ha voluto con lui in panchina come dirigente accompagnatore. Poi due anni fa, le dimissioni. “Ora collaboro con Mediaset, rimango così nel mondo nel quale sono cresciuto, quello del calcio, anche se l’ideale sarebbe viverlo sul campo. Non mi sento in pensione: proposte ne ricevo parecchie”. Auguri Lele. Per tutto. Oggi soprattutto per i sessant’anni.
Egidio Farina