Monza – Eugenio Galli (classe 1951), col successo della saga «iridescenza cromatica», presentata nel 2006, in occasione della personale seregnese alla Civica Galleria, arricchito dalla sua prima esperienza internazionale con la mostra a Balatonfured (Ungheria) in concomitanza del Festival di poesia “Salvatore Quasimodo” e dopo un fitto calendario espositivo, si presenta ora agli estimatori monzesi con opere multi materiche, olii su tela e sculture.
La location si può etichettare come una “rimpatriata” in quanto a Monza, al liceo Frisi, ha maturato la sua formazione culturale scientifica e questo appuntamento può anche considerarsi un’occasione per spartire con i compagni di allora questa sua avventura artistica.
Il suo esordio giovanile (1959) è documentato dalla fotografia che ritrae Eugenio Galli, che, nella casa di ringhiera di una tipica corte lombarda del rione Borghesan a Seregno, abbozza un ritratto alla compagna di giochi Renata Villa.
Questa predisposizione artistica lo porterà negli anni a confrontarsi con il designer in campo orafo, nella bottega di famiglia, realizzando, con risultati sorprendenti, gioielli con la tavolozza delle gemme preziose piuttosto che con quella dei tubetti dei colori.
E’ il percorso di un pittore rimasto a lungo dietro le quinte degli eventi culturali contemporanei, non volendo esporsi se non quando prende coscienza di poter reggere il dettato delle proprie composizioni astratto-figurative.
La svolta degli anni Novanta
La svolta arriva negli anni Novanta con l’affinazione delle tecniche pittoriche sotto la guida di Gianni Arde – esponente dell’astrattismo storico italiano ed allievo di Mario Radice – che lo sprona alla sofferta decisione di abbandonare la figurazione, e il conseguente tirocinio, metabolizzato dal proprio istinto inventivo, ne personalizza la pennellata.
La personale nella nuova sede dello storico e glorioso bisettimanale monzese il Cittadino arriva dopo la saga della elegia del bianco in cui Galli con l’equivalente cromatico della tonalità musicale – tanto per prendere in prestito le parole di Domenico Montalto – impagina delle opere che consentono di stimolare la condizione spirituale dell’attento fruitore fomentando, nel contempo, all’interno dell’individuo stesso, emozioni sature di serenità esistenziali e tranquilla fisicità.
Il bianco su bianco, che caratterizza le opere multi materiche, richiama gli achromes e le campiture dei processi fisico-naturali che Piero Manzoni (col maestro Enea Ferrari e il collega Gaspare Da Jaga) tentava di rendere oggettive con ciò che è, e ciò che non è, giusta la problematica tanto ben delineata da Germano Celant.
Uno spazio a parte è dedicato all’ultima esperienza: una serie di sculture realizzate in ferro o cor-ten acidato in cui Eugenio Galli elabora delle superfici che, nelle linee e nelle forme, indirizza in strutture ascensionali che trasfigurano e traslano i concetti ed i moduli ricorrenti della sua recente pittura. Le patine elegantemente ricercate che Galli riesce ad ottenere, dopo molteplici prove ed esperimenti sulla materia, fanno esaltare i segmenti più spigolosi delle composizioni, armonizzandoli e rendendo ludica la struttura in spazi contenuti nella direzione orizzontale; mentre nella mezzadria verticale le opere tendono asintoticamente all’infinito evidenziando sia la bidimensionalità che la tridimensionalità.
Ne risulta un gruppo scultoreo di medie e grandi dimensioni che muovono dall’elemento della base [terra] a quello dell’altezza [aria] come delle erme che vengono fasciate con moduli ravvicinati che, nell’elevazione verso il cielo, spaziano e captano i riflessi della luce, che colpisce queste patine ottenute con l’amalgama provocata da acidi controllati dall’autore.
Questa avventura monzese di Eugenio Galli arricchisce quella universal perception che ha visto, negli ultimi due decenni, allogare presso importanti collezioni sue significative opere in Italia e a Berlino, Budapest, Lione, Lugano e Sharjah (Emirati Arabi), esaltando colore e patina con gli ideali della modernità.
Un’ulteriore esperienza che si inserisce nel terreno della storia dell’arte dove si ingloba il suo discorso modernista e che, volenti o non, colloca le sue opere tra i meandri di una architettura che si muove alla ricerca di spazi nuovi e creativi per avallare delle proposte di integrazione a un arredamento abitativo avulso da qualsiasi geometria e prospettiva.
Franco Cajani
Inaugurazione sabato 26 novembre, alle 17. Dal 26 novembre all’11 dicembre, nelle sede del Cittadino, via Longhi 3, Monza. Tutti i giorni, anche festivi dalle 15 alle 18.30; per info e visite fuori orario: 3381675779.