Chemetall, trattativa chiusama restano le incognite

Chemetall, trattativa chiusama restano le incognite

Giussano – La trattativa è chiusa. Ora rimane l’attesa per i lavoratori della Chemetall di Birone. I quarantacinque giorni da quando l’azienda ha deciso di aprire la procedura di mobilità per un massimo di tredici dipendenti sono scaduti. La scorsa settimana i rappresentanti del sindacato hanno incontrato i vertici aziendali per concordare le modalità da seguire per mettere in mobilità il personale in esubero. La proposta avanzata dall’organismo di categoria era quello della volontarietà incentivata, mai ritirato e accolto anche dall’azienda. L’incontro di giovedì scorso, però, si era concluso con la definizione di un incentivo poco “forte” secondo il sindacato, che, probabilmente, non sarebbe stato molto di stimolo per chi avesse voluto proporsi per la mobilità. Trascorsa una settimana, infatti, grandi novità non ce ne sono.

Trenta giorni per individuare volontari
– Trenta i giorni previsti per individuare i possibili volontari. Scaduto il termine, qualora nessuno si fosse fatto avanti, l’azienda potrebbe procedere secondo la propria discrezione. Questa sarebbe l’ipotesi meno auspicabile per i dipendenti e per il sindacato. «Ormai il tavolo della trattativa è chiuso – spiega Davide Martorelli della Cisl –. O il piano proposto trova l’accordo di tutte le parti o l’azienda deciderà indipendentemente dalla nsotra proposta, licenziando senza seguire i criteri su cui si è trattato. Attualmente lavoratori che si siano proposti pare non ve ne siano. La trattativa è servita per far sposare quello che secondo noi poteva essere l’unico criterio possibile. Ora rimaniamo in attesa». Al momento di andare in stampa non sono programmate, da parte della manovalenza, iniziativa di protesta.

Due settimane fa lo sciopero
– Due settimana fa, per la prima volta nella storia dell’azienda, che ha la sede centrale in Germania, i lavoratori avevano incrociato le braccia davanti ai cancelli di via Della Tecnica. L’adesione all’iniziativa, che non aveva lo spirito della pure protesta fine a se stessa, fu altissima. Il 90 per cento delle manovalanze, infatti, aveva deciso di manifestare contro la decisione dell’azienda. Aveva deciso di astenersi dal lavoro per un’intera giornata anche chi, pur rendendosi conto delle difficoltà dell’azienda e del periodo critico, non rischia il posto in segno di solidarietà, per far sentire la preoccupazione e far pesare la proposta della volontarietà incentivata.
Federica Vernò