Brugherio – Si deciderà lunedì sera, in un consiglio comunale ad hoc, la sorte della giunta di centrodestra di Brugherio. All’ordine del giorno c’è un solo punto: la mozione di sfiducia al sindaco presentata da 11 dei 12 consiglieri del Pdl e da Giuseppe Calabretta dell’Idv. Il documento è stato protocollato mercoledì scorso e finora è sembrato che ci fosse un’unica possibilità di far rientrare la crisi: il licenziamento da parte del sindaco di Claudio Sarimari, direttore generale.
Lo chiede da tempo il Pdl e lo hanno chiesto i membri della commissione d’inchiesta sul progetto di riqualificazione della Baraggia. Maurizio Ronchi si è sempre rifiutato di assecondare la richiesta, ma questa settimana, con la votazione sulla sfiducia alle porte, qualcosa pare cambiato. Di ufficiale non c’è nulla, se non che il sindaco ha rimandato di giorno in giorno e poi annullato la conferenza stampa che aveva previsto per i giorni scorsi.
«Parlerò dopo la festa patronale», aveva detto la settimana scorsa. Poi gli incontri si sono susseguiti e una voce ha iniziato a circolare: il sindaco ha ceduto, licenzierà Sarimari. Mercoledì pomeriggio, indiscrezioni dagli ambienti del Pdl lasciavano intendere che l’accordo Pdl-Lega era stato raggiunto e che la comunicazione formale al direttore generale era roba di poche ore. «Ufficialmente nessuno mi ha comunicato nulla – commentava invece il diretto interessato – quindi non ho dichiarazioni da fare».
Se davvero Ronchi sceglierà di assecondare gli azzurri, lunedì sera in consiglio il Pdl voterà contro la sua stessa mozione di sfiducia e la giunta resterà in piedi. Sembra l’ipotesi più probabile, anche perché il Pdl questa volta è stato chiaro: o esce Sarimari o noi mandiamo a casa tutti. Vie di mezzo, insomma, non se ne vedono.
E Sarimari verrà presumibilmente immolato sull’altare della continuità governativa, lo stesso altare su cui furono sacrificati gli assessori Francesca Pietropaolo, Vincenzo Caggiano e in un certo senso anche Daniele Liserani. Proprio perchè licenziamenti se ne sono già visti, sembra che la Lega si sia chiesta se fosse sostenibile lasciar crollare un governo pur di tenere in sella Sarimari. Optando poi per il no, a prescindere dalla stima nei suoi confronti. Ronchi si è limitato a un laconico «tutto si decide lunedì con calma».
Ma con ogni probabilità i giochi sono già fatti: è impensabile che la sorte di un’amministrazione comunale sia affidata a una manciata di ore prima della mozione di sfiducia. Un fatto è certo: se anche il licenziamento di Sarimari dovesse essere ufficializzato e l’Esecutivo dovesse rimanere in piedi, il centrodestra dovrà fare qualcosa di più brillante che rispettare il programma elettorale per far dimenticare lo spettacolo dell’ultimo anno.
Valeria Pinoia