Boemia e MoraviaTour nei luoghi sacri

Boemia e MoraviaTour nei luoghi sacri

La Repubblica Ceca, nel cuore dell’Europa, sotto l’aspetto di un Paese laico e secolarizzato cela preziose testimonianze di fede e veri e propri gioielli d’arte sacra. Il PraŽskéJezulátko, il «Bambino di Praga», miracolosa statuetta in legno e cera del Bambin Gesù, arrivata nella capitale ceca nel XVII secolo dalla Spagna in seguito a una serie di matrimoni dinastici e custodito nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, è meta di moltissimi pellegrini e turisti, così come la cattedrale di San Vito.

Ma oltre alle bellezze di Praga (detta anche città delle cento torri proprio per i molti campanili che ne dominano il profilo) c’è molto di più, e per scoprirlo basta allontanarsi di pochi chilometri e attraversare i paesaggi fiabeschi della Boemia e della Moravia, tra boschi, prati e campi di colza. La Chiesa Ceca ha ripreso slancio dalla visita di Giovanni Paolo II nel 1990, subito dopo la «rivoluzione di velluto» e dopo che il crollo del comunismo ha tolto ai fedeli l’obbligo della clandestinità.

Ne è nata una nuova cura e una riscoperta dei luoghi dove i cristiani della repubblica ceca possono ritrovare le loro radici. Tra essi spiccano per esempio le cattedrali gotiche di Kutnà Hora, una cittadina cresciuta grazie alle miniere d’argento, a una settantina di chilometri da Praga (è ben collegata anche dalla linea ferroviaria). Kutnà Hora è incastonata in un paesaggio verdissimo, sul quale svetta il profilo della Cattedrale di Santa Barbara: la sua costruzione iniziò intorno al 1388 e a volerla furono i notabili della città, per darle prestigio e creare un luogo di preghiera che fosse straordinario agli occhi di chiunque lo visitasse.

Sulle pareti gli antichi affreschi mostrano momenti della vita dei minatori e gli strumenti del loro lavoro. A pochi chilometri di distanza, a Sedlec, sul territorio della moderna periferia di Kutnà Hora l’ossario della chiesa del cimitero di tutti i santi resta come segno della caducità della vita e con spirito interpreta la presenza costante della morte: l’interno è interamente decorato con ossa umane, disposte a formare candelabri, lampadari, ghirlande, calici, una croce, l’ostensorio e l’emblema degli Schwarzenberg, la famiglia che acquistò ai tempi di Giuseppe II tutti i beni dell’abbazia di Sedlec, di cui facevano parte anche il cimitero e l’ossario.

Si stima che la decorazione dell’ossario di Sedlec sia stata creata dalle spoglie di circa 40 mila persone. Offre una sintesi preziosa tra gotico e barocco l’architettura elegante della chiesa dell’abbazia di Sedlec, dedicata alla Vergine Maria, firmata da Santini, un architetto di origini italiane. Nel diciannovesimo secolo l’abbazia fu trasformata in una fabbrica per la lavorazione del tabacco. Anche questo curioso utilizzo di un’abbazia cistercense mostra quanto sia sofferta la storia della fede cattolica nelle antiche terre ceche, comunque rimasta forte.

Papa Benedetto XVI, il cui recente viaggio in Repubblica Ceca ha dato un nuovo input alla devozione cattolica, ha restituito lustro ai monumenti religiosi del Paese e ricordato anche i “fratelli” ebrei. Che sul suolo ceco hanno lasciato siti pregevoli. Che siano piccole, grandi, minimaliste o sontuose, solitarie o chiuse nell’abbraccio delle case, antiche e moderne, anonime parrocchie di campagna o celebri santuari le chiese della Repubblica Ceca tracciano sul suo territorio una sorta di mappa dell’anima, alla quale tutti, credenti e non, possono accedere, ognuno a modo proprio.

Il cristianesimo giunse in Boemia e Moravia dall’Oriente, nel IX secolo, per mano –o meglio per bocca- di Cirillo e di Metodio. In risposta a un appello di Rastislav (Ratislao), sovrano di Moravia che chiedeva l’invio di missionari nelle sue terre, i due fratelli furono inviati dall’imperatore Michele III a evangelizzare i popoli di Pannonia e Moravia. Per diffondere la parola di Dio, inventarono l’alfabeto slavo glagolitico e tradussero in questa lingua la Scrittura e i testi della liturgia latina. Per portare a termine la propria missione affrontarono prove e sacrifici durissimi. Quando poi a Rastislav succedette il nipote Svatopluk, favorevole alla presenza tedesca nel regno, Cirillo (nel frattempo morto di malattia a Roma) e Metodio furono dichiarati portatori d’eresia. Per Metodio e i discepoli suoi e di Cirillo fu persecuzione. Molto più tardi, nel 1927, papa Pio XI nella sua Lettera apostolica Quod Sanctum Cyrillum rendeva atto all’operato dei due fratelli, che apostrofava come «figli dell’Oriente, di patria bizantini, d’origine greci, per missione romani, per i frutti apostolici slavi».

Di certo furono un ponte tra tradizione occidentale e orientale, come sottolineato da Giovanni Paolo II, che nel 1980 li ha proclamati patroni d’Europa. Oggi in Repubblica Ceca Cirillo e Metodio sono i santi più venerati insieme a Giovanni Nepomuceno e Venceslao. Non sorprende dunque che Velehrad, il santuario dedicato a Cirillo e Metodio, sia il più importante centro spirituale del Paese, meta ogni anno di migliaia di pellegrini. Giovanni Paolo II attribuì alla basilica di Velehrad il segno della rosa d’oro, attribuito a pochissime chiese nel mondo, e nel 1990 scelse questo santuario per celebrare la messa nell’aprile del 1990.

La basilica barocca è ricca di preziosi affreschi e abbellita da due panchine a 18 posti finemente intagliate e impreziosite da decori lignei con sessanta sculture di santi e angeli, opere di grandissimo valore (si racconta che in passato per acquistarle fosse stato offerto il corrispettivo del loro peso in oro). Il santuario è incastonato in un paesaggio verdissimo che invita al riposo e alla meditazione. Da Velehrad in poco più di un’ora (una settantina di chilometri) si raggiunge Brno, seconda città della Repubblica Ceca, con quasi 400 mila abitanti, città moderna e dinamica, prestigiosa sede universitaria ma ricca di testimonianze di storia e di fede, a partire dalla cattedrale di San Pietro e Paolo, in stile neogotico, che segna con le sue torri lo skyline della città, l’abbazia della Brno vecchia e la caratteristica basilica gotica dell’assunzione della Vergine Maria, costruita in mattoni, la chiesa di San Giacomo, tra i monumenti più preziosi costruiti nello stile tardo gotico in Repubblica Ceca tra Trecento e Quattrocento, e naturalmente, meta obbligata, il castello Spilberk, una fortezza barocca che tra il Seicento e il Settecento divenne la più famosa prigione della monarchia Asburgica, chiamata “Il carcere delle nazioni”.

Oggi ospita un museo ed esposizioni temporanee ma si possono ancora visitare le “casematte” (sotterranei riservati ai delinquenti più pericolosi) e le celle dei prigionieri, tra i quali anche Silvio Pellico e molti altri italiani. Brno diventa una «base» interessante per la visita della Repubblica aerea anche grazie al collegamento «low cost» di Ryanair con Orio al Serio, che permette di raggiungerla in poco più di un’ora di volo.

Sabrina Penteriani
Per informazioni e approfondimenti http://Italy.czechtourism.com.