Monza – Più che un invito è una critica fatta e finita: è quella che i presidenti delle province lombarde invieranno al governatore Roberto Formigoni. I dodici, che si sono riuniti venerdì a Milano per fare il punto sul futuro degli enti intermedi, solleciteranno il presidente della Regione a convocare il tavolo che dovrà definire il nuovo assetto delle istituzioni locali.
«Alcuni mesi fa – spiega il presidente brianzolo Dario Allevi – avevamo concordato che il Pirellone si sarebbe confrontato con noi sulle funzioni da lasciare alle province e su quelle da trasferire ai comuni. Ci sembra, invece, che stia procedendo per proprio conto e, dato che la scadenza del 31 dicembre fissata dal decreto Salva Italia si avvicina velocemente, non vorremmo che pensasse di dividere la Lombardia nelle cinque aree previste dal nuovo piano del trasporto pubblico». Se così fosse la mappa regionale sarebbe stravolta: ci sarebbe una grande macro zona formata dalle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi, Pavia; Bergamo rimarrebbe autonoma così come Brescia, Varese sarebbe accorpata a Como, Lecco e Sondrio e Mantova sarebbe unita a Cremona.
«Venerdì -precisa Allevi – ho anticipato che noi non accetteremo mai di entrare nella città metropolitana milanese ma tenteremo di avviare il dialogo per costruire la grande Brianza. Ora possiamo solo constatare che la confusione regna sovrana, soprattutto a Roma: anche per cercare di fare un po’ di chiarezza chiederemo un incontro al ministro dell’interno Cancellieri». In Parlamento e nello stesso Governo pare esistano diverse correnti di pensiero: accanto a chi vorrebbe svuotare le province e declassarle a enti di secondo livello c’è chi preferirebbe optare per una loro riduzione, mantenendo però la loro attuale identità e sistema di elezione. Uno spiraglio, secondo i dodici presidenti lombardi, potrebbe arrivare dallo studio effettuato dall’Unione delle province lombarde secondo cui l’accorpamento dei piccoli territori consentirebbe di risparmiare cinque miliardi di euro: «Cercheremo – anticipa Allevi – di trasformare la ricerca in un emendamento al Codice delle autonomie, ora in discussione in commissione, che presto arriverà in Senato. In quel modo potremmo dare una veste istituzionale alla nostra proposta». I tempi stringono, aggiunge, anche perché secondo alcune indiscrezioni la Corte Costituzionale esaminerà il ricorso di alcune Regioni contro il decreto Salva Italia solo a gennaio 2013 , quando il destino degli enti intermedi potrebbe essere già segnato.
M.Bon.