Alda Merini al Binario 7 di Monza«In manicomio ho trovato la verità»

Alda Merini al Binario 7 di Monza«In manicomio ho trovato la verità»
La poetessa Alda Merini era stata ricoverata diverse volte in clinica psichiatrica e subito violenze

Monza – Una sigaretta dietro l’altra. Cinque in meno di due ore. Una collana rossa e una grande croce al collo. Così Alda Merini si è presentata ,mercoledì sera, davanti al pubblico accorso numeroso per lei al Binario 7 di Monza.
Giovani e meno giovani pronti ad ascoltare,direttamente alla sua voce, i versi che hanno reso un mito vivente la poetessa dei navigli.
Lei, come sempre, ha ribaltato scalette e programmi, è andata a ruota libera, è passata da intervistata a intervistatrice. Ha rotto il ghiaccio diretta ai tanti giovani in sala: "Cosa cercate nella poesia?".
Qualcuno ha trovato il coraggio di rispondere, altri si sono seduti sul palco accanto a lei per ascoltarne la voce inconfondibile, cogliere gli attimi di stanchezza e quelli di commozione, i ricordi di settantotto anni di una vita segnata in modo indelebile dal lungo periodo trascorso in manicomio.
"Ho imparato ad avere amore per la vita e disprezzo per il denaro – ha detto – non ho mai ubbidito alla legge Sirchia sul fumo perché in manicomio non avevamo cibo, ma c’erano le sigarette a riscaldare le mie giornate. Sono stati i beati anni del castigo ingiustificato – ma è stato un gran bel castigo,perché lì – ha detto riferendosi al "Paolo Pini"- si impara a vivere. Tra quelle mura ho trovato la verità: bisogna essere semplici fino all’estremo".
Si parla anche d’amore, perché questo è il tema della serata e Alda Merini racconta il suo primo amore a 16 anni e recita a memoria il lungo componimento d’amore, salutato dai critici dell’epoca come un capolavoro.
Ma le declinazioni dell’amore sono tante: c’è l’amore per Dio che "feconda la mia mente",ma soprattutto il suo amore di madre ("Sono solo una donna che ama le sue figlie e soffre per loro").
Lei, "un’avventuriera dell’anima" passa disinvolta dalla commozione ad una grande ironia.
Si rivolge spesso ai giovani in sala, cerca per qualche minuto un rossetto smarrito nella grande borsa, poi riprende a parlare dell?amore oggi.
"Con i vostri telefonini non si capisce più nulla – dice – tornate a scrivere belle lettere d’amore".
Tra una poesia e l’altra racconta una barzelletta, confessa poca simpatia per il Papa,parla delle sue giornate nella casa milanese con due bambini al piano i sopra che non la lasciano riposare.
"E’ un anno e mezzo che mi hanno tolto il gas,mi hanno promesso una stufa di maiolica che non ho ancora vista". Anche questa è la Merini. Voce autorevole della poesia del XX e XXI secolo, un mito che cammina, che ringrazia per gli applausi e si schermisce: "Grazie per la bella serata,ma non merito tanto. Molte donne hanno lavorato tanto, prodotto poesie come me, senza trovare tanto amore".
Rosella Redaelli