Seveso – Si svolgeranno domani i funerali di Enzo Liberti, pittore e scultore di fama internazionale, morto giovedì all’età di 87 anni. I sevesini sono soliti associare la sua arte a quella della figlia Maria Giovanna, autrice della statua di padre Pio posta davanti al cimitero. «Per noi l’arte sacra è strumento di apostolato – amavano ripetere i due artisti a chi faceva notare la loro affinità creativa –. Le nostre opere sono soprattutto la testimonianza della nostra fede».
Le opere – Impossibile citare tutti i capolavori che Liberti ha realizzato nel corso della sua lunga carriera artistica. Nel 1946 dipinse la “Testa di Gesù penante” per la casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo sotto la quale era solito confessare Padre Pio; nel 1951 a Messina dipinse gli episodi più importanti della vita del Beato Annibale di Francia in occasione del centenario della nascita. Nel 1952 ristrutturò la chiesa madre di Sant’Agata di Puglia, mentre, tra il 1960 e il 1961, modellò in ceramica la vita dell’Immacolata, che si trova nella omonima chiesa di Foggia. Nel 1963 eseguì il monumento a San Francesco per le suore francescane di via della Moscova a Milano, mentre negli anni seguenti realizzò sei grandi tele nella Chiesa Madre di Orsara di Puglia e sette nella Basilica di San Giovanni Battista a Foggia. Un grande complesso liturgico (tabernacolo, altare, leggio e battistero) in scultura lignea e smalto è stato realizzato per una chiesa di Manila, nelle Filippine, dove pure esiste una sua Via Crucis.
La consacrazione – Nel 1985 modellò un altorilievo de “I promessi sposi”, che fu esposto al Museo di Milano in occasione del bicentenario della nascita del Manzoni. L’anno successivo una mostra di queste terracotte fu organizzato all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, riscuotendo giudizi molto lusinghieri da parte della critica tedesca. Nel 2001 il Circolo culturale San Giuseppe di Seregno, in collaborazione con l’assessorato alla cultura, ha organizzato una mostra intitolata “L’Arte Sacra dei Liberti” presso la Galleria Civica Ezio Mariani di questa città. L’artista non nascose mai la sua amarezza per il fatto che non esistano sue opere a Seveso, la città in cui si trasferì nel 1963, ma trovò consolazione nell’abbraccio di Giovanni Paolo II, a cui aveva donato alcune tele, che gli disse testualmente: «Lei è bravo, veramente bravo».