Desio – Tradizione vuole che il cardinale austriaco Friedrich Gustav Piffl, prima di morire nell’aprile del 1932, avesse ordinato di bruciare i suoi diari. Ora, lasciando perdere il legittimo sospetto che, se proprio avesse voluto farli sparire, avrebbe potuto assicurarsene personalmente, resta il fatto che quei diari non furono bruciati o distrutti in qualsiasi altra maniera. E sono arrivati a noi, perché nel 1963 l’archivista Max Liebmann li ha pubblicati. Affidandoci così non solo una testimonianza interessante, ma un documento raro: l’austriaco aveva partecipato a due conclavi, nel 1914 e nel 1922, e in entrambi i casi aveva annotato l’andamento delle votazioni nel segreto della cappella sistina.
Per essere chiari, una parte del giuramento che anticipa le votazioni, una volta chiusi dentro (cum clave, conclave), recita così, tradotto dal latino: «Promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice».
Il cardinale Piffl, di autorizzazioni, non ne aveva ricevute, sembra di capire: ma tant’è. Nel 1922 viene eletto il papa di Desio, Achille Ratti, che sceglierà come nome Pio XI e affronterà il pontificato in un’epoca difficile, quella che accompagna l’instaurazione del fascismo in Italia e del nazismo in Germania. E la sua scelta non fu facile, se è vero quello che raccontano i suoi diari e la consapevolezza, a prescindere da quei documenti, che si trattò di uno dei conclavi più tesi del ventesimo secolo.
Quando viene convocato il conclave era morto Benedetto XV, il 22 gennaio del 1922. Secondo le regole di allora (modificate poi proprio dal desiano) c’era un tempo limite per raggiungere Roma, per gli elettori: dieci giorni, che non garantirono via nave agli americani di arrivare entro la scadenza prevista. Fa sorridere oggi, quando proprio i cardinali statunitensi sembrano rivestire un ruolo così importante.
Il conclave del 1922 iniziò il 2 febbraio e terminò il 6, con quattordici scrutini. Per Benedetto XVI, nel 2005, sono bastati due giorni. Assenti i sette americani, le porte della sistina furono chiuse il 2 febbraio con due porporati entrati papi e usciti cardinali: lo spagnolo Rafael Merry del Val e Pietro Gasparri, italiano. Willem Marinus van Rossum, di grande influenza, pensava fosse tempo per un pontefice non italiano, ma andò diversamente, e il Vaticano avrebbe dovuto aspettare il 1978 e Wojitila perché l’eventualità diventasse un fatto.
Al primo scrutinio, il 3 febbraio, Rafael Merry del Val prese il maggior numero di voti, 12, seguito da Pietro Maffi a 10, Pietro Gasparri con 8, Pietro La Fontaine con 4, Achille Ratti con 5 e Willem Marinus van Rossum con 4. Tra alti e bassi, il 4 febbraio la candidatura dello spagnolo andà via via evaporando, con la crescita contrapposta di La Fontaine. In aumento anche i voti di Gasparri, fino a 24. Una situazione di stallo che nelle votazioni successive confermò i voti di Gasparri e vide aumentare quelli di La Fontaine a 22. Il 5 febbraio una parte dei voti di Gasparri iniziò a passare a Ratti, arcivescovo di Milano, che passò a 27. Lui era dall’inizio il candidato ideale dei diplomatici del Vaticano.
Secondo i diari di Friedrich Gustav Piffl, il cardinale Gaetano De Lai, nemico di Gasparri, capì allora che la scelta di Merry del Val era da escludere e avvicinò Achille Ratti promettendogli i voti del proprio gruppo, con una clausola: non confermare Gasparri come segretario di stato. Episodio confermato implicitamente dallo stesso Gasparri, che ha riferito anche nelle sue memorie come De Lai sarebbe di fatto incorso in scomunica, in quel conclave, perché è quanto previsto per chi cerca di condizionare l’elezione del papa. Insomma, non andavano d’accordo. Ma poco cambia, perché in effetti il giorno dopo molti voti finirono a Ratti, compresi quelli di La Fontaine, e il desiano divenne pontefice, col nome di Pio XI. Nello stesso giorno, con buona pace di De Lai, confermò Gasparri nel suo ruolo. Sarebbe sopravvissuto a Pio XI due anni, Gasparri, per i più curiosi: ed è sua la firma sui patti lateranensi nel 1929.
Achille Ratti eletto papa nel 1922Ecco come andò il suo conclave
Il 12 marzo si apre il conclave. Ma uno dei conclavi più lunghi e difficili del secolo scorso è stato proprio quello che ha portato all'elezione di Pio XI, il desiano Achille Ratti, nel 1922. Che, grazie a un diario, è uno dei pochi di cui si sappia l'esatto andamento delle votazioni.