Sono già trascorsi tre anni dalla ricorrenza del centenario della fine della Grande guerra. Numerosi, anche in Brianza, sono stati i convegni e gli appuntamenti organizzati per rievocare quella tragedia, dominati spesso dalla non dichiarata ma palpabile convinzione che quanto accaduto allora sia qualcosa di irripetibile per il mondo di oggi. Dove a sancire il prestigio delle nazioni non sono più (o almeno così crediamo, come se le due realtà non fossero strettamente collegate…) le bombe ma i mercati, la finanza.
Tuttavia il fatto che ci si stia avviando a superare un altro centenario, quello della conclusione della pandemia di influenza spagnola, dovrebbe farci pensare. Chi, alle soglie del 2020, avrebbe mai creduto che una situazione simile a quella che visse l’umanità al ritorno dalle trincee, con un nemico invisibile a dettare i tempi e i modi del vivere quotidiano, potesse replicarsi nell’era degli smartphone? Eppure è accaduto.
Le tragedie del passato, per quanto ciò possa risultare indigesto all’uomo occidentale figlio di una visione lineare e progressiva della storia (frutto del combinato disposto di Cristianesimo e positivismo scientifico), possono ripetersi. Negli ultimi tempi i rapporti tra le principali potenze del globo non sono certo stati improntati all’armonia: tenendo a mente quanto detto, c’è da sperare in un cambio di rotta.