35 anni fa l’incidente all’IcmesaUn giorno che cambiò la storia

Domenica 10 luglio, una data speciale per Seveso, Meda, la Brianza e l'Italia intera. Trentacinque anni fa, dal reattore dell'Icmesa di Meda, si sprigionò una nube di diossina. Da allora il nome di Seveso nel mondo è indossolubilmente legato a quell'evento.
35 anni fa l’incidente all’IcmesaUn giorno che cambiò la storia

Seveso – Era il 10 luglio del 1976 quando dall’Icmesa di Meda,un incidente al reattore dell’industria chimica, sprigionò una nube tossica di diossina. Colpì Seveso,ma anche Cesano Maderno,Meda e Desio.Moltissimi animali domestici e dall’allevamento morirono,diversi bambini si ammalarono di cloracne.Il 17 luglio 1976 tutti i giornali nazionali riportarono la notizia del disastro:divenne un caso mediatico a livello mondiale. Alla fine di luglio di quell’anno 676 abitanti di Seveso e 60 di Meda furono evacuati dalle loro case, 200 persone non vi rientrarono più. L’area dove si depositò maggiormente la diossina fu bonificata e circa dieci anni dopo l’incidente sorse il Bosco delle Querce.

L’incidente ebbe un’eco fortissima nel mondo. Per la prima volta televisioni e giornali si occuparono dei rischi che gli incidenti industriali potevano provocare all’ambiente e alle persone. Il professor Paolo Maccarelli, primario di laboratorio dell’ospedale di Desio, fu chiamato per raccogliere dati ed elaborare analisi. Uno studio che è poi proseguito negli anni: «Raggiunsi Seveso e fui incaricato di eseguire degli esami metabolici sui cittadini, solo che allora non era possibile misurare il livello di diossina nel sangue». Racconta oggi Maccarelli a 35 anni di distanza. Nonostante ciò, secondo il professore, da un punto di vista dell’emergenza sanitaria la vicenda di Seveso fu gestita bene. Per Moccarelli gli effetti della diossina sull’uomo furono meno gravi delle conseguenze paventate. Negli anni successivi, anche grazie agli Stati Uniti, si studiarono le 35.000 provette di sangue congelato dei sevesini, si stabilì che le coppie, il cui marito era stato a diretto contatto con la diossina del 1976, concepivano più figlie femmine che figli maschi.

L’emergenza diossina, in quella calda estate del 1976, colpì molti cittadini che in quelle settimane, e negli anni a venire, dovettero fare i conti con quell’evento drammatico. Erano anni difficili, dove i movimenti scendevano in piazza e la democrazia era minata dagli attentati terroristici. In questo contesto, e sotto i riflettori internazionali, il sindaco di allora, Francesco Rocca, seppe far fronte alla situazione con determinazione. Rocca, sindaco dal 1970 al 1980, si assunse la responsabilità di prendere delle decisioni per salvaguardare i propri concittadini più sfortunati. «Ogni tanto mi chiedo perché questi ricordi vengano così tanto rivisitati – ha spiegato Rocca-, perché è rimasto così presente nell’immaginario collettivo? Ci furono anche altri disastri, ma Seveso determinò ben due direttive europee». Rocca organizzò le evacuazioni, i campi estivi per i bambini, e fu vicino alla gente, nell’opporsi al progetto del forno inceneritore della Regione. Suo il libro «I giorni della diossina».