L’editoriale del direttore: le vacanze nell’era della barbarie tra lusso cafone, indebitamento ed esibizionismo social

Chiunque si sia fatto un giretto sui social network nel mese di agosto, sbirciando sui profili di amici e conoscenti, rischierebbe di non credere ai dati della recente analisi della Cgia di Mestre sui debiti degli italiani...
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Chiunque si sia fatto un giretto sui social network nel mese di agosto, sbirciando sui profili di amici e conoscenti, rischierebbe di non credere ai dati della recente analisi della Cgia di Mestre sui debiti degli italiani. Dati che dicono che, per esempio, nella (un tempo?) florida Brianza l’indebitamento medio nei confronti degli istituti di credito ammonta a circa 32mila euro. Una cifra che vale alla nostra provincia il secondo posto in Italia.

Eppure, indebitati fino al collo, i brianzoli (come tutti gli altri loro connazionali, del resto) non hanno voluto rinunciare, almeno a giudicare dai copiosi reportage fotografici apparsi sui vari Facebook e Instagram, a spiagge e costose località turistiche. Nelle quali, peraltro, il buon gusto è spesso un ricordo lontano, nell’ossessiva rincorsa all’ostentazione di un lusso cafone che, tra locali alla moda, Suv acquistati in leasing, occhiali da sole griffati, tatuaggi e calici di bollicine, fa veramente a pugni con la realtà di un Paese in cui sempre più persone vivono in condizioni di sofferenza finanziaria ma che, allo stesso tempo, è pienamente rappresentativa della barbarie in cui siamo immersi.

Una barbarie figlia di una totale assenza di valori e (soprattutto) senso delle priorità e dalla quale sarà complicatissimo uscire. Perché il problema non è sociale o economico, ma, piuttosto, antropologico.