Partita dopo partita la curva dell’Ac Monza si sta imponendo tra le più fantasiose, originali e divertenti di tutta la Serie A. Cori e coreografie, dal gusto un po’ retrò, del tifo di una volta. Che poi è da dov’è partito il Monza, campetti di periferia e baretti con le birre annacquate e gli amari fatti in casa.
Il viaggio nella semantica della Davide Pieri è un viaggio tra tradizione e futuro. Di cori ce ne sono tanti, ma non esiste un breviario dove impararli, perché la Sud dell’U-Power Stadium non è un posto adatto agli occasionali. Se qualcuno vuole studiarseli, semplicemente deve fare in modo di essere sugli spalti e memorizzarli direttamente dalla voce di chi canta.
I cori dei tifosi del Monza: dal ponte dei leoni agli 883
Però ogni tanto si può fare uno strappo alla regola ed ecco la trasposizione di alcuni dei più significativi. Il primo, ovviamente, è un viaggio attraverso la città: «Dal ponte dei leoni, fino a piazza del Duomo, dall’Arengario, fino all’autodromo, ci sentirai marciare, per tutta la città, siamo gli ultras del Monza, mai nessun ci fermerà. Ovunque noi ti seguiremo, ovunque noi ti sosterremo, biancorosso è il mio cuore, Monza sei il mio eterno amore». Con questo motivo gli ultras attraversano un’ideale skyline, orgogliosi di rappresentarne una parte.
Un altro splendido, sulla musica di “Gli Anni” degli 883, intonato prima di ogni casalinga: «Gli anni d’oro della Curva Sud, gli anni del Graziosa e il Porno Group, gli anni delle gran coreografie, gli anni a Fiorenzuola sempre in due, gli anni di che bella era la C, gli anni con Ken Falco in Serie B, gli anni del dovunque giocherai, gli del tranquillo siam qui noi, siamo qui noi. Non vinci mai!». E via di citazioni: il Graziosa e il Porno Group erano gruppi della curva nei primi anni Duemila, Ken Falco il soprannome fumettistico di un tifoso che veniva da Parabiago in un’epoca in cui il Monza lo tifavano in pochi, così come in pochi, pochissimi, sempre gli stessi, andavano in trasferta.
I cori dei tifosi del Monza e lo striscione rovesciato dei Sab
Negli ultimi mesi ha preso sempre più spazio un coro che rende ben chiaro dove è possibile trovare i tifosi del Monza. «Nel mio bel paese c’è, un locale che per me, rappresenta la città, la nostra mentalità, se ci cerchi siamo al bar». La passione alcolica, di un gruppo che d’altronde non si fa chiamare “Sempre Al Bar” mica per niente, si ritrova anche nel coro in dialetto: «E sem semper in cerca del vin bon, ma s’al manca fa minga cumpliment, bevum tucc quel che passa per la ment, al tifum Munscia e sem cuntent! Noi, non ti lasceremo mai! Noi, non ti lasceremo mai! Noi, non ti lasceremo mai! Al tifum Munscia e sem cuntent». Per capirsi, i Sab erano noti per l’usanza goliardica di appendere in trasferta il proprio striscione capovolto se il bar dello stadio era sprovvisto di bevande alcoliche.
Sempre in tema bevute, che non mancano mai, anche l’ultimo, protagonista delle giornate più recenti e dello striscione che sovrastava la curva contro il Milan, accompagnato da una fantastica coreografia dedicata ai fumetti di Andy Capp (altro personaggio tutto un programma): «Ho sempre sognato che, che questa squadra qua, un giorno chi lo sa, ci porta in Serie A. E adesso che siam qui, sogno la Champions League, se non arriverà ce ne torniamo al bar». Per la Serie A ci siamo, il resto è nelle mani del futuro.