Il problema di comportamenti sopra le righe tra i giovani è sempre più diffuso, pure sul nostro territorio. Gli episodi si moltiplicano: giovani coinvolti in risse; giovani coinvolti in atti di bullismo (sono ancora vive le immagini dell’inquietante aggressione avvenuta in gennaio alla stazione di Seregno); giovani coinvolti in bravate che, alle volte (purtroppo) possono avere conseguenze drammatiche. Si dirà (e non è certamente contestabile) che queste cose sono sempre accadute. Vero, verissimo.
Tuttavia il fenomeno, almeno stando a quanto è possibile percepire dalle cronache, ha avuto una decisa accelerazione dopo la pandemia. Lo shock dei lockdown, evidentemente, ha svolto un ruolo non secondario. Poi è arrivata la stramaledetta guerra in Ucraina, con il suo portato di paure. Per non parlare dell’inflazione e della crisi che sta divorando le famiglie. Ecco, il clima è quello che è: disperante, confuso, cupo. Uno scenario che abbruttisce, sicuramente. Al tempo stesso, però, i modelli offerti dai media non aiutano: trapper e affini, con la loro volgarità, la violenza verbale e gestuale (Sanremo docet), le parole di ribellione senza uno scopo, non sono certamente, per questi ragazzi, un simbolo di speranza. Speranza che, invece, servirebbe moltissimo. Già, ma dove trovarla? Eh, bella domanda…