Gli strenui tentativi della Corea del Sud di proteggere una moneta che si sta indebolendo si sono scontrati con un’irresistibile forza casalinga che va nella direzione opposta: il fondo pensionistico della Corea del Sud.
Il National Pension Service, il terzo fondo più grande al mondo, ha un forte e crescente appetito per gli investimenti obbligazionari e azionari all’estero che può alimentare solo vendendo won per la valuta d’oltremare.
Nei primi cinque mesi del 2022 ha effettuato acquisti netti di azioni e obbligazioni estere per circa un miliardo di dollari, secondo i dati forniti dalla banca centrale. Le vendite di won di quest’anno si sono aggiunte al deficit commerciale record del primo semestre, pari a 10,36 miliardi di dollari, e ai 12,53 miliardi di dollari che gli operatori stranieri avevano sottratto al mercato azionario del Paese a giugno.
Tutte le pressioni al ribasso hanno fatto sì che il dollaro USA abbia registrato la performance minore e peggiore tra le valute delle economie asiatiche in evoluzione nel corso di quest’anno. Ha perso più del 9%.
Un commerciante straniero di una banca locale ha dichiarato che, oltre ai fattori mondiali come gli alti prezzi del petrolio, per il 90% del tempo nella settimana, è stata la costante esclusione da parte dell’NPS a far crollare la vittoria.
Non è stata la preoccupazione per la salute dell’economia coreana a far scendere il won. L’NPS ha incrementato il livello del dollaro con una domanda titolata di dollari da parte del mercato in agguato.
L’NPS è stato creato nel 1988 ed è il principale piano pensionistico pubblico della quarta economia più grande dell’Asia. Gestisce circa 919,6 trilioni di won di asset, pari a circa il 40% del PIL annuale. Essendo un’entità elevata rispetto all’economia locale, deve essere aggressivo negli investimenti all’estero, dove si è visto anche un rendimento più elevato.
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